LA FORTUNA DI MARCO, CHE PUO’ RACCONTARE D’ESSERE NATO DOPO SUO FIGLIO

Nel 2004 Marco Dell’Acqua aveva 38 anni. Quando si è accorto di avere un bozzo sulla testa ha pensato a un bernoccolo, poi a una cisti. E’ andato a farsi visitare da un neurochirurgo per sicurezza, ma la prima ipotesi di diagnosi non fu tranquillizzante: un cancro che si era infiltrato nel cervello. Esami su esami, poi viene a galla la verità: quella sporgenza fastidiosa era la manifestazione di un mieloma, un cancro del sangue di cui si sapeva pochissimo e per cui le cure erano poco efficaci. L’unica soluzione sarebbe stato un trapianto da un donatore, ma i fratelli non sono consanguinei e quindi ci sarebbe voluto un estraneo.

Marco era sposato da un anno e stava cercando di avere un figlio, ma i medici lo avvisarono che la chemio lo avrebbe ridotto all’infertilità e quindi il sogno svanì: non restava che lottare per la vita. La buona notizia fu che la consorte restò incinta prima dell’inizio delle cure e a quel punto l’incognita era se Lorenzo, così fu chiamato il bambino, avrebbe mai conosciuto suo padre.

Marco Dell’Acqua si è battuto, non si è arreso (“ma ho avuto fortuna: guarire non è il premio per il coraggio, ma il disegno del destino”) e oggi racconta la sua vittoria in un libro dal titolo suggestivo ed emozionante: “Sono nato dopo mio figlio”, Laurana editore.

Nelle sue pagine descrive il calvario con un disincanto inatteso, senonché la spiegazione sta nel non voler in alcun modo trasferire a Lorenzo e alla madre i patemi, le sofferenze e le paure del protagonista. In una sorta di “La vita è bella”, Marco racconta al piccolo Lorenzo come quei signori tutti vestiti di bianco in quei locali così caldi e illuminati, siano angeli protettori che lo aiutano a stare bene. La bugia funziona e oggi Dell’Acqua rivela che – per un amante di Milano come lui – essere stato partorito nella stessa clinica dove è nato suo figlio, la Mangiagalli, gli è parsa una premonizione e non nega che i suoi luoghi preferiti non siano più il Duomo, l’Arco della Pace o il Castello Sforzesco, ma quell’ospedale e poi l’Istituto dei tumori dove grazie alle cure e a una donatrice americana, ha potuto crescere ed educare Lorenzo prima di raccontargli la verità.

Cinicamente, nel cinema e in letteratura le storie di chi ce l’ha fatta e di chi invece ha dovuto lasciare questa terra sono numerose, toccanti, si concludono con commovente felicità o con lo strazio. “Sono nato dopo mio figlio” è in realtà una confessione prima che un racconto, capace di scavare nei meandri dell’animo di un padre e nel disincanto di un figlio prima ignaro, poi felice ed orgoglioso.

Accompagnato da una scrittura sobria ed efficace, il libro è una bella ipotesi di speranza e salvezza, potendo essere d’aiuto a chi queste battaglie spaventose le combatte in prima persona o a chi è costretto a farlo al fianco di un amico o di un parente amato.

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