LA STATISTA DEL TACCO 12

Capita sempre più di rado, ma da quei banchi sono partite parole che hanno segnato la storia d’Italia. Stavolta è salita la litania piagnona della Santanchè, che anzichè spiegare come mai da imprenditrice sia invischiata in pessime liti giudiziarie con lo Stato rappresentato come ministra, ci affligge col vittimismo di maniera e col ruggito di una fiera, fiera aggettivo e fiera sostantivo.

Lei avrà passato la serata a farsi dire dal proprio giro – sempre più ristretto, effettivamente – quanto sia stata coraggiosa, efficace, incisiva, sì Daniela li hai proprio ridicolizzati quei comunisti, ma al Paese resta tutta la pena e l’imbarazzo per un livello poche volte toccato da un discorso istituzionale in Parlamento. Certo lì abbiamo visto fette di mortadella sventolate e persino risse da baby-gang, ma quelle erano sempre manifestazioni del branco, della plebaglia picaresca dei peones. Qui bisogna fare attenzione: siamo in presenza del discorso di un ministro, dal banco del governo, su una questione gravissima. E lei invece si esibisce al modo dellla bulletta. E’ una donna di mondo, vanitosa e narcisista, che in piena parità di genere, riscatto delle donne, eccetera eccetera, riesce soltanto a sfoderare con orgoglio il proprio Twighismo, costruito sul tacco 12 e sui vestiti di lusso, e pazienza se già da un po’ le sue glorie fisiche risultano un po’ sciupatine, e pazienza se magari non è proprio tutta roba autentica, d’altra parte persino il cognome – l’unico vero patrimonio personale che ci resta – è una mezza finzione, di prestigio, come no, ma di un marito con cui non vive più da ere geologiche.

Ovviamente, in sede di dibattito, inutile contare su un’opposizione indignata al punto magari di lasciare l’aula, o comunque di sollevare un pandemonio, o comunque di divorarsela: l’armocromista dà tutta se stessa e si esaurisce nel gioco di parole tra borsette e bollette, il resto non scalfisce manco l’aria.

Quanta pena, quanto squallore nella Casa della Repubblica italiana. Uno pensa a Gramsci e a Gobetti, pensa a De Gasperi e a Don Sturzo, poi gli tocca sentire questa che bercia a colpi di tacchi 12. Ma davvero abbiamo colpe così imperdonabili da meritarci una simile umiliazione? Beata la sua amica e protettrice Meloni che se n’è ben guardata d’andarla a sentire. L’ha lasciata a noi, forse come castigo, forse come espiazione.

E va bene, da quei grandi incassatori che siamo diventati, incassiamo anche questa. Resta comunque inteso che anche dopo lo storico discorso – sì, storico, perchè questo livello difficilmente è stato e sarà raggiunto -, anzi ancora di più dopo lo storico discorso non cambia la domanda: come faccia una come la Santanchè a essere ministro di qualcosa. Prima ancora che per truffa e falso in bilancio, per quello che dice e per quello che fa. Per la statura e per lo spessore. Per quello che è.Pubblicità

Un pensiero su “LA STATISTA DEL TACCO 12

  1. Vincenza Crotti dice:

    Questa gentil signora, bazzica da molti anni la politica. Ora, io penso che di tempo, alcuni dirigenti di FDI ne hanno avuto per comprendere che, la sempre gentil signora, dopo le dovute verifiche, era decisamente opportuno non darle un ministero così importante come quello che ricopre.

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