LA SINISTRA DI DESTRA

Dopo la disfatta alle regionali, qualcuno da sinistra torna a evocare il “campo largo”, la disponibilità alle intese che non sarebbe stata abbastanza sostenuta e avrebbe portato al fallimento .

Stupidaggini ovviamente, il dramma vero per il Pd, in questo suo momento storico, è l’ostinazione a pensare di poter vincere.

Al contrario, la salvezza della sinistra mi pare possa essere solo un campo stretto, strettissimo anzi, una cura dimagrante che snellisca i ranghi, eventualmente i sostenitori, ma permetta di mettere a fuoco tre-idee-tre, ma anche due andrebbero bene, che tornino a dare un senso a quella parte politica: la parte dei lavoratori, dei meno abbienti e dell’equità. Almeno io ricordo fosse questa la sinistra.

Credo che in fondo non ci sia nulla di male nella dissoluzione della sinistra come la conosciamo oggi. Non c’è nulla di male nel retrocedere e provare a rinascere da una sana e convinta opposizione, per una volta di principi e idee e non di numeri.

La sinistra, non questa farlocca sinistra, può continuare a esistere solo in questo modo, anche perché cosa ci può essere di meno dignitoso dello squallore che offre il momento? Servirebbe un’epurazione, se non fosse che la sinistra attuale dovrebbe epurare sé stessa, servirebbe una guida carismatica, integerrima, specchio dei principi fondanti, ma non si intravede.

Si parla e si straparla sempre più, e in particolare a sinistra, di qualsiasi cosa come tema complesso e di complessità dei tempi correnti, ma sarebbe forse il caso di fare uno sforzo deciso e risoluto verso la direzione opposta, la semplicità, di teoria e di pratica.

Solo ripartendo dalle retrovie, senza assilli di governo, è possibile che la sinistra ritrovi un senso, se non proprio sé stessa.

L’alternativa, di questo passo, più che il campo largo a me pare il campo santo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *