LA SCOPERTA DEGLI ESPERTI: NON SI VENDONO AUTO PERCHE’ COSTANO (BENVENUTI SUL PIANETA TERRA)

In questi giorni i grandi giornali politici ed economici, sulla scia delle profonde crisi di Volkswagen e Stellantis, hanno preso a interrogarsi sul crollo delle vendite delle automobili (in Europa e non solo) puntando l’indice sui prezzi troppo alti. Bella scoperta. Infilando le mani nell’acqua calda, questa scoperta si rivela però molto più articolata rispetto alla semplice avidità – cui verrebbe subito da pensare – delle case costruttrici.

Di per sé, l’assunto sarebbe quasi ovvio. Basta leggere su LinkedIn (pochi giorni fa) la testimonianza di un giornalista che si veste per qualche riga nei panni di un cittadino comune. Ecco cos’ha scritto l’amico e collega Dario Donato (TgCom): “Ho una 500 elettrica. Con un paio di optional (sensori e retrocamera parcheggio) costa di fatto 35.000 euro. L’ho acquistata perché per accompagnare i miei figli a scuola entro in Area C a Milano e il costo sarebbe stato 7,5 euro al giorno con una normale auto endotermica…. (altra follia). E’ una macchina piacevole da guidare, ma va bene solo in città. Se da Milano voglio arrivare a Vercelli andando a 130 in autostrada ci arrivo con la batteria a 0%. Se una persona qualsiasi deve fare 40/50 km al giorno a scorrimento veloce per andare al lavoro deve considerare di fare un pieno di energia al dì. Insomma, li vale 35.000 euro? secondo me no. La ricomprerei? Dopo un anno e mezzo rispondo onestamente: NO. E’ piacevole da guidare, ma impone mille limitazioni/accorgimenti che non giustificano secondo me quella cifra. Parere soggettivo, per carità. Ma non mi stupisco che il mercato (cioè le persone) non le acquistino, almeno per ora. E il mio punto di vista non ha nulla a che fare con il Green Deal o convinzioni contrarie, anzi”.

Per schiarire le idee, mi sono rivolto a un altro amico arricchito da una decennale esperienza nel settore, Marco Titti, che con due soci gestisce a Senigallia la concessionaria multimarche “KK-Mobility”. Gli ho chiesto se pensa che questa violenta contrazione del mercato sia dovuta essenzialmente ai prezzi troppo alti: “Le vendite sono calate e continueranno a calare vertiginosamente perché la politica sull’antinquinamento è confusa, disordinata e ha costretto a puntare tutto sull’elettrico. Le case madri hanno dovuto adeguarsi senza avere strutture, risorse, progetti. Una corsa che ha fatto lievitare i listini, ma le vendite elettriche si sono rivelate un flop”.

Perché?

“Hanno un costo più elevato delle vetture termiche. Wolskwagen e Stellantis sono cartine di tornasole. Il caos ha coinvolto leggi e produzione: tra benzina, ibrid, full ibrid, plug in.., si è creato un miscuglio che ha disorientato la gente e il mercato: finiti gli incentivi, il crollo è stato drastico”.

Perché l’elettrico sta fallendo la missione?

“Primo, per le ragioni produttive che ho detto. Dall’oggi al domani ci si è ritrovati a produrre – e dover vendere – prodotti completamente diversi da quelli tradizionali a diesel, benzina o metano. In Italia, per esempio, rispetto alle infrastrutture per le elettriche siamo uno dei paesi più indietro: potremmo anche riempirci di colonnine, ma è comunque un futuro non plausibile. Lo smaltimento delle batterie, i costi che non rendono affatto i veicoli elettrici più economici, i disagi nell’utilizzo completano il quadro”.

La concorrenza di car-sharing, biciclette e monopattini a noleggio, è un altro fattore condizionante?

“No, non credo sinceramente. Questi sono fenomeni che hanno attecchito nelle metropoli, ma in Italia si contano sulle dita. In provincia queste opportunità – compresi i mezzi pubblici e salvo qualche eccezione – non esistono, oppure hanno un appeal molto ridotto. Non hanno modo di svilupparsi”.

In compenso si sta verificando un boom dei noleggi a lungo termine.

“Sì, è vero. Si sta sviluppando per due fattori: le società di brokeraggio hanno iniziato da tempo a contenere i prezzi, formulando offerte sempre più interessanti al privato, mentre le case madri hanno capito l’antifona e stanno iniziando a farlo autonomamente. Non ho dubbi sul fatto che nei prossimi due anni sarà il mercato che crescerà di più”.

La verità: quali sono le soluzioni?

“Il futuro della mobilità è l’idrogeno, la tecnologia full ibrid: non è un caso che colossi come Bmw, Hunday, Toyota in particolare vi stiano impegnando investimenti enormi. Soprattutto per i veicoli pesanti, la tecnologia dev’essere un misto idrogeno, elettrico e full ibrid”.

La morale è chiara: per tornare a schiarire le idee ai potenziali acquirenti, bisogna che se le schiariscano per primi i costruttori. Ma devono essere assistiti da chi legifera, cioè i politici, ed è questo l’aspetto più preoccupante.Pubblicità

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