LA RISCOSSA DELL’OCCIDENTE CON MANICURE E MASSAGGI ALLE FESTE DELLE BAMBINE

Una caratteristica devastante della modernità fu la scoperta della psiche: prima, si davano nomi stravaganti ai pensieri stravaganti e ci si faceva poco caso. Nel peggiore dei casi, si tirava in ballo il solito Satana, che è un po’ una risposta per tutto, e si parlava di indemoniati. Poi, arrivarono Freud e Jung e ci portarono la peste: da allora, la nostra mente ha preso sempre più tenacemente possesso delle nostre vite, facendo di noi, a seconda dei casi, ossessionati, compulsivi, inespressi, psicolabili, schizofrenici e così via. La cosa che, ultimamente, pare andare più di moda, però, è il disturbo bipolare: un problemino che ci fa essere, in pratica, due persone diverse. Jekyll e Hyde, se rendo l’idea.

Orbene, questa bipolarità, tanto moderna da fare a pari coi tatuaggetti, che se non li hai non sei normale, esprime il meglio di sé nella recente voga dei “manicure party”: feste di compleanno che cominciano, appunto, con una manicure e proseguono con trucchi, massaggini eccetera eccetera: tutto il repertorio cui si sottopone un’aspirante diva dei social, prima di sbarcare su Instagram. Mi direte: e che c’è di male? Ormai, il fascino femminile si misura in visualizzazioni sui social ed è normale che una donna si trucchi e si parrucchi, per agganciare quanti più gonzi in rete. Gioco innocentissimo, intendiamoci: mica si tratta di adescamento.

Il problema è che questi “manicure party” sono dedicati a bambine dai tre anni in su, non a donne. E pare che, dopo un iniziale sconcerto, le piccole ci prendano gusto a farsi pitturare e massaggiare: stavo per scrivere “manipolare”, ma avrei dato adito ad imbarazzanti equivoci. Per la modesta cifra di 340 euro, una signora bolognese ti organizza tutto il cinema e ti trasforma la figlia in una specie di versione aggiornata di Shirley Temple. Immaginiamo il frinire entusiasta delle cicalone felsinee: faranno a botte per accaparrarsi la festa! Naturalmente, la bella trovata viene da Milano: ormai, è lì che nascono le più imbarazzanti pochade italiche. Un tempo, il capoluogo lombardo si autodefiniva la capitale morale d’Italia: oggi ne è la capitale immorale, senza nemmeno il bisogno di autodefinirsi: salta, per così dire, all’occhio.

Ma la bipolarità? Quella consiste nell’inverosimile discrasia tra il truccare le bimbe, facendone dei cloni in miniatura delle peggio deficienti di categoria adulta e, allo stesso tempo, creare una società in cui il baliatico pare durare all’infinito. I bambini e, poi, i ragazzi, sono trattati sempre più da ritardati mentali: si tende a protrarre la loro comfort zone fino ai trent’anni e oltre, proteggendoli dalla vita caparbiamente, a scuola e in famiglia, con mille paracadute, airbag, salvagente. E questi crescono per forza bipolari: figli di bipolari, in un’esistenza bipolare, tra stimoli e messaggi del tutto bipolari.

Certo, quest’ultima trovata appare grottesca e di una tragica volgarità: ma è lo specchio del mondo in cui viviamo, dove tutto, da Sanremo alle feste di laurea, ci parla di miseria morale ed intellettuale. Dove parole come buon senso, dignità, misura, sembrano uscite da un libro di Jane Austen. E, visto che l’obbiettivo ultimo di questo scampolo di civiltà occidentale pare essere quello di distruggere definitivamente il carattere dei propri figli, ben vengano queste inquietanti e vomitevoli feste di compleanno in versione manicure. Se proprio dobbiamo estinguerci, tanto vale che accada il più in fretta possibile. Tra poco, si faranno riunioni degli alcolisti anonimi per gli studenti della scuola materna: anzi, già mi immagino le circolari ministeriali.Pubblicità

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