LA RIDICOLA MESSA CANTATA DEL TENNIS

di TONY DAMASCELLI – Prendete il tennis. Si giocava nei circoli privatissimi o a corte e le regole rigorosissime venivano rispettate nei dettagli minimi, pena l’espulsione – e non soltanto – dal campo di gioco. Era obbligatoria la divisa di colore bianco, maglietta o camicia e pantaloncino, bianche anche le calze e così le scarpe. Per le donne idem come sopra, il pantaloncino o culotte era indossato sotto la veste, questa mai corta, la camicia era di seta o di cotone egiziano con pizzi e merletti vari, Lea Pericoli fu una splendida icona per eleganza e stile. Si giocava nel silenzio rispettoso, il giudice invitava gli spettatori a osservare il gioco senza nemmeno un fiato di commento, al massimo un oooh e un applauso appena accennato a gioco fermo.

Vennero poi gli ultras, i circoli sono stadi da trivio, i tennisti si addobbano con divise improbabili dai colori imprevisti, maglie stracciate, bermuda, fasce a cingere la fronte, capigliature da rave party, le ragazze graziose sono sfigurate da consorti di Hulk, corpi di marmo, hot pants. E urli, urla, strilli, gemiti orgasmici ad ogni colpo da fondo campo o a rete, rovescio o diritto pari sono.

D’accordo, il tennis è cambiato, si è fatto muscolare, potente, prepotente, le racchette sono mazze da baseball, i colpi sono fucilate, i tennisti e le tenniste sono reduci da palestre di culturismo. Ma tutto il resto della commedia non è cambiato di una virgola, il gioco è sempre quello.

E allora, mentre dal campo si odono guaiti e insulti, il giudice, imperterrito sul seggiolone, rivolge, soltanto al pubblico, l’invito dell’altro secolo: “Silenzio, per favore”.

Ora immaginatevi un derby di calcio o la volata finale di una corsa ciclistica o un incontro di boxe e l’arbitro o giudice che, mentre c’è un calcio di rigore o siamo all’ultimo sprint o all’uppercut micidiale, prende il microfono e ammonisce la folla eccitata: “Silenzio, per favore”.

Immaginate poi, nel mezzo di un tappone dolomitico, di una finale di champions league, del match mondiale dei pesi massimi, il ciclista in fuga, il rigorista e il campione al centro del ring, improvvisamente fermi, perché devono raggiungere una sedia, sbucciarsi una banana, bere una cocacola, mentre vengono detersi con asciugamani vari per poi rialzarsi e tornare nel gioco interrotto.

Questo accade soltanto nel tennis, tra un coppa di fragole con la panna e un vaffa di Fognini. Mi raccomando: Silence, please.

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