LA POVERA CAMILLA E L’INFORMAZIONE IN TILT

di DON ALBERTO CARRARA – Leggo nei siti internet di oggi: l’indagine della Procura della Repubblica di Genova sulla morte della diciottenne Camilla Canepa, pochi giorni dopo il vaccino AstraZeneca in un open day, sta acquisendo dati ritenuti molto rilevanti. È emerso che Camilla soffriva di un piastrinopenia auto immune, in pratica una carenza di piastrine. La carenza di piastrine è un indice di allarme anche se insorge post vaccino, infatti nel protocollo del Ministero della Salute il controllo delle piastrine è indicato come primo accertamento in caso di trombocitopenia indotta da vaccino. La giovane stava assumendo anche una terapia ormonale.

Dunque, il caso della ragazza ligure è un po’ più complesso di quello che si pensava, stando alle notizie e alle notizie delle notizie, e ai commenti delle notizie che si sono moltiplicati nei giorni scorsi. Adesso il più gettonato è interrogativo: perchè somministrare l’AstraZeneca alla povera ragazza, se aveva poche piastrine? Di più: lei avrà segnalato il problema?

Riassumiamo. La ragazza muore poco dopo aver ricevuto il vaccino. La coincidenza dei due eventi è spettacolare e quindi si deve assolutamente dare la notizia. Obiettivamente, chi dà la notizia deve darla così com’è: non ha né il tempo né gli strumenti per verificare il rapporto tra i due eventi: il vaccino e la morte. Al massimo si aggiunge che si deve verificare. Ma la verifica è lenta, la notizia è immediata. Per cui, mentre si aspetta la verifica, si deve prendere atto della cruda notizia. Ma la notizia senza la verifica significa che la conseguenza più logica è pensare che la morte dipende dal vaccino. Oltretutto, la notizia arriva in un ambiente surriscaldato dove tutto predispone a pensarla così: (quasi) tutti infatti sono preoccupatissimi del covid e, insieme, (quasi) tutti sono impegnatissimi a fare in modo di farla franca. L’eccesso della preoccupazione rinforza l’eccesso dell’impegno e, forse, viceversa. Perché, quando si vedono folle di giovani che sgomitano per essere vaccinati e tutti ne parlano, significa che è proprio urgente farsi vaccinare. E se è così urgente farsi vaccinare vuol dire che quel maledetto covid è proprio una incombente catastrofe (e, appena ci si sente un poco liberi dalla catastrofe, si corre subito a festeggiare: c’è un’immunità di gregge che viene molto prima di quella assicurata dal vaccino).

Insomma. Viviamo in un universo dove tutto si accelera e si ingigantisce, un universo ammalato di elefantiasi. Il guaio di tutto questo è che non ci sono soluzioni. Informare di meno per non creare allarmi? Non si può, perché è necessario informare e se non informassi sarei immorale. E poi, se non informo io, c’è sempre qualcuno che mi frega e informa prima di me.

Informare indicando tutti gli elementi incerti, ancora da definire? Si può e qualcuno lo fa anche. Ma più lascio incertezza e meno sono letto. E poi, anche qui, c’è sempre qualcuno che mi frega e sbatte il titolone in prima pagina o sulla home del sito e tutti lo leggono e leggono solo quello. E il mio articolone, bello preciso, bello completo e scientifico, lo legge solo qualche solone che, spesso, sa già le cose che gli spiego io.

Conclusione. Siamo malati di eccedenza di notizia. E non c’è verso. Resta solo di convivere con la malattia. E per questa particolare malattia, che non è il Covid, pare proprio che non sia in vista uno straccio di vaccino, neppure uno di quelli che vengono dalla Cina o dalla Russia.

 

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