E’ un altro enorme errore di comunicazione in questa storia che ne ha collezionati una quantità industriale. Non si può nascondere la verità facendo uno show scintillante e fare di tutto per mettere sotto il tappeto una questione così delicata, ancora da concludere nelle aule dei tribunali (proprio in questi giorni si alternano le deposizioni di vari tecnici sui fatti accaduti). Parlarne in modo serio e appassionato avrebbe fatto bene a tutti, alle vittime e ai loro familiari, agli italiani, anche agli stessi sostenitori finanziari, all’umanità intera. Nessuno sarebbe scappato via urlando, lo sanno tutti cosa è successo. Mondare fa rima con sanare il pregresso, e allora sì che ti puoi presentare con dignità. Alessandro Benetton è ancora lì, sono cambiati tanti manager vero, le quote societarie sono diverse e sono entrati nuovi soci certo, ma lui è sempre lui con il suo eloquio di basso profilo e il suo accento veneto a tentare di convincerci che sono cambiati.
La gente non ci crede se non parli chiaro. Se non affronti seriamente il tema, se non fai vedere chiaramente i tuoi progressi – se ci sono – in fatto di affidabilità, se non mostri statistiche su quanti ponti hai messo in sicurezza, è inutile che mi parli dei tuoi mega investimenti nelle infrastrutture. Io penserò sempre che state ancora privilegiando i vostri profitti a danno della salute dei cittadini. Tutto le volte che entrerò in una vostra autostrada, non solo in Italia perché i servizi Mundys coinvolgeranno la rete europea, tutte le volte che entrerò in aeroporto a Fiumicino, tutte le volte che sentirò lo squillo del Telepass non potrò fare a meno di pensare alle 43 vittime del maledetto ponte.
Difatti, la replica di Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime ponte Morandi, non si fa attendere: “ … nessun utile di cui paiono pentirsi è finito in qualche campagna benefica per il bene pubblico, sono tutti stati ingurgitati, come avviene per le prede dei varani. Non c’è altro da dire, nessun perdono, battaglia in aula e fuori sempre, per dare dignità alle nostre famiglie, alla nostra sofferenza, al nostro impegno e ad uno Stato dimesso, sottomesso che non ci meritiamo. Speriamo solo di non vedere troppi cortigiani chini di fronte ai “signori del casello”, sarebbe penoso per noi e per loro vedere posizionare la finanza avanti alla propria dignità”.
Non serve aggiungere altro.