LA PENOSA RETROMARCIA DI NARDELLA

Almeno un applauso per la versatilità dell’interpretazione il sindaco di Firenze Nardella lo merita. Dall’intervento in diretta al momento del placcaggio dell’ambientalista, che protestava con la solita vernice sui palazzi della grande storia, fino alla riflessiva carezza del giorno dopo, in mezzo c’è di tutto.

Gli ambientalisti sfregiano palazzo Vecchio con la vernice e lui subito veste i panni dell’uomo d’azione, scattante e aggressivo. A seguire il Nardella moralizzatore, senza peli sulla lingua, che le canta indignato al barbaro vandalo, la personificazione dell’uomo che non perdona. Quasi consolante, l’Italia dei sindaci alla riscossa, finalmente un po’ di decisione nel difendere il nostro petrolio-bellezza.

Piccola pausa, per tamponare il sudore e sistemare il capello, e lo vediamo subito in fase esistenzialista, ripiegato su sé stesso, a elaborare il dramma, il peso di un’intera comunità sulle sue spalle e poi, in pieno stile neorealista, alle prese con le spazzole al fianco dei pulitori professionisti a darci dentro per riportare le pietre allo stato che conosciamo.

Infine, a chiudere, il Nardella del giorno dopo, il Nardella che ci ha dormito sopra e dopo i figuroni della diretta, e probabilmente dopo il consulto di prassi con gli esperti della comunicazione e degli indici di gradimento del nuovo Pd, capisce che la cosa giusta da fare è mostrarsi accogliente e magnanimo, pronto a mostrarsi saggio e conciliante con gli attivisti maleducati.

“A quel ragazzo mi sarei dovuto rivolgere con altri modi ma ero troppo adirato”, dice. E magari offrirgli un caffè, aggiungo. E perché mai avrebbe dovuto rivolgersi a lui in modo meno sferzante? In quel momento ha interpretato, per difetto, quello che tutti lì intorno, e davanti ai teleschermi poi, hanno pensato. Perché pentirsene?

Ora li vuole incontrare, per conciliare e immaginare altre forme di sensibilizzazione e di protesta, e per assecondare i consigli dei vertici di partito viene da pensare, tutto fa voto.

Padre Dario ha già perso la vis pugnandi, con una certa presunzione vuole modellare la protesta, ha già dimenticato le frasi del giorno prima: «Sono dei barbari. Non è così che si protesta, dovrebbero difenderla la civiltà», «perché questi sono dei barbari, degli incivili, perché non è così che si manifestano le proprie idee, non è violentando il patrimonio culturale, la bellezza: loro dovrebbero proteggere la civiltà, la bellezza, non insultarla e deturparla. A Firenze non ci sarà mai spazio per l’inciviltà».

Vediamo se il filosofo Nardella, manca giusto il filosofo, riesce a raccogliere discepoli tra i militanti di Ultima Generazione. Certamente tutti quelli che hanno assistito allo scempio hanno sottoscritto le sue parole a caldo e anche a freddo paiono le più sensate.

Lui vuole mitigare ora, ma senza arrivare ai lanciafiamme di De Luca, non sarebbe il caso di mostrarsi inflessibili e che i vandali paghino il giusto?

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