Celadina, quartierone alla periferia di Bergamo. Passa un’automobile che gira con fare sospetto e un poliziotto in borghese, tra l’altro non ancora entrato in servizio, per puro senso del dovere la ferma. Ne escono tre energumeni con spranghe ed altri ammennicoli da combattimento ed aggrediscono l’agente. Questi, vista la mala parata, estrae l’arma d’ordinanza e spara: uno dei tre gentiluomini è ferito a morte e gli altri se la danno a gambe. Arrivano però i parenti del ferito, che massacrano di botte il poliziotto, mandandolo all’ospedale in fin di vita. Fine della cronaca.
Solo che una cosa del genere – appena successa a Crotone – a Celadina, che pure non è un posticino frequentato dal Rotary locale, non succede. E sapete perché? Perché a Bergamo, sia pure con qualche concessione alla violenza calcistica, lo Stato c’è: e la gente lo sa. Invece, chissà perché, queste scene al sud avvengono, non dico con una certa frequenza, ma pure qualche volta avvengono. E ciò avviene perché, da quelle parti, lo Stato non c’è. Non intendo dire che lì manchino giudici o commissariati: anzi, ce n’è più che al nord. Manca l’idea stessa di Stato: ci sono i clan familiari, le cosche, le bande, le comitive di ragazzini, ma lo Stato no. Lui non c’è, nel cuore e nel cervello della gente. Dunque, prevale un altro sentimento, che non è quello della Patria comune. Chiediamoci, perciò, a 163 anni dalla proclamazione del Regno d’Italia, cosa sia questa Italia, per molti di quelli che vivono a quelle latitudini e premettendo che, anche a Crotone o a Palermo, ci sono migliaia di cittadini modello e di autentici patrioti.
Per molti, però, l’Italia è un fastidioso invasore o, al più, un grattacapo di cui si farebbe volentieri a meno: contano di più i parenti, il cuginame fino al decimo grado, che un compatriota. Perciò, il poliziotto o il carabiniere sono visti come strumento cieco d’occhiuta rapina. E, se sono del luogo, peggio ancora: traditori e gente che, per un tozzo di pane, si rivolta contro i propri sodali. Dunque, dagli al poliziotto, che, per salvarsi la vita, spara e ammazza un delinquente! E a farsi giustizia pensa la tribù: non certo un magistrato messo lì dal “piemontese”, non di sicuro un servo dello Stato.
Non si deve dire? Chissenefrega: io lo dico lo stesso. Da storico, da opinionista e da cittadino italiano. Un posto dove si macella a sprangate un poliziotto da parte di gente apparentemente comune, non è Italia: dove vige la legge della jungla non è casa mia e quelli che hanno pestato per vendetta l’agente non sono Italiani né, tampoco, miei compatrioti. E, badate bene, qui il razzismo c’entra come i cavoli a merenda: sarebbe come dire che è razzismo processare il pakistano che picchia la figlia perché vuole vestirsi come le sue compagne di classe. Non va confuso il razzismo col realismo: e il realismo mi dice che quei signori crotonesi che hanno quasi ucciso a botte il poliziotto si collocano da sé fuori del consesso civile, cui credo che l’Italia appartenga di diritto. Ergo, non sono Italiani: cosa siano non so né m’interessa, ma il Risorgimento, l’unità nazionale, Garibaldi e Cavour non sono cose che li possano riguardare.
E le millanta persone per bene che vivono a Crotone dovrebbero insorgere e protestare, se non vogliono essere associate ed accomunate a quegli animali: perché, purtroppo, l’opinione pubblica tende a fare di ogni erba un fascio ed è un attimo pensare che tutti i crotonesi siano gente da spranga e da coltello. Insomma, è il sud che dovrebbe urlare a piena voce che è Italia, esattamente come la Lombardia o il Trentino. E rifiutare con sdegno, se non con orrore certe scene trogloditiche. Il sud, che trabocca di raffinati intellettuali e di acutissimi cervelli: proprio quel sud dovrebbe condannare senza esitazioni l’altro sud. Quello che non mette le cinture di sicurezza, che porta tre bambini in scooter senza casco, che bacia le mani e che si vendica a botte dei presunti torti subiti. Un sud che non ha bisogno di uno Stato con il frustino e le manette, ma di uno Stato che sia, finalmente, la casa di tutti, la famiglia di tutti. Tanto del nord come del sud.