LA MULTA SENZA VERGOGNA

di JOHNNY RONCALLI – La vicenda del camper per l’assistenza medica ai senzatetto, multato a Napoli in piazza Cavour, ha un sapore deprimente.

Il camper era effettivamente posizionato in sosta vietata – l’unico veicolo ad occupare tale illegale posizione giuridica in quel momento a Napoli, immagino -, la multa è sacrosanta, per carità, equità ci vuole, nel premiare e nel punire.

Andrebbe detto che da tre anni il dottor Francesco Passarelli svolge questo servizio e mai nessuno ha espresso lamentele, mai nessuno ha compilato verbali. Andrebbe detto che i vigili sono stati chiamati in causa da un negoziante infastidito di piazza Cavour e va detto che la depressione alla quale si accennava all’inizio riguarda per lo più i vigili stessi.

I vigili che fanno il loro dovere, che rilevano irregolarità, registrano e sanzionano. E va bene. Ma non va bene. Come si può non usare discernimento in situazioni tanto particolari? Come può il vigile non soffermarsi a riflettere sul caso specifico?

Dirà il pedante, ha fatto il suo dovere, né più né meno, senza favoritismi. Certo, certo, ha fatto il suo dovere. Alla stessa stregua si comportano i rilevatori elettronici del telepass, gli autovelox e i lettori di codici a barre, i quali però eseguono una funzione meccanica senza possibilità di eccezione e senza possibilità di giudizio. Ma un uomo?

Ribadisce allora il pedante, puntiglioso, e cosa avrebbe dovuto fare? Ad esempio non prendere provvedimenti, sottoporre la questione al superiore, il quale l’avrebbe sottoposta a sua volta a qualcuno ancora più altolocato e, si spera, si sarebbe pervenuti a soluzione ragionevole, umana vorrei dire. Magari contribuendo a rendere noto un servizio sotto gli occhi di tutti, ma da tutti ignorato. Ignorato da tutti tranne che dallo zelante vigile, il quale un merito, almeno uno, ce l’ha, aver acceso la luce dove prima regnava l’ombra. Resta da stabilire se sia preferibile stare all’ombra senza multe o alla luce del sole con verbale vidimato.

Amarezza profonda mi ha colto, devo dire, quando ho appreso dell’accaduto. La stessa amarezza che mi coglie ogni volta che in virtù di un gallone, di una divisa, ci si dimentica che quella divisa dovrebbe vestire un uomo ed è l’uomo che la nobilita, non viceversa.

La stessa amarezza che mi coglie quando, negli occhi di un uomo, scorgo il riflesso di un codice a barre.

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