LA MORATTI AL POSTO DI GALLERA, AVESSE DETTO

di GHERARDO MAGRI – Il modello Lombardia: dov’è finito? Le figuracce sono sotto gli occhi di tutti. L’ultima è la bassissima percentuale di vaccini: i lombardi battuti alla grande dai laziali, primi della classe in efficienza, nonostante lo sfascio organizzativo acclarato della sua capitale, antagonista storica dell’unica moderna metropoli europea, la “gran Milan”. A quanto pare, se non altro c’è nell’aria una (tardiva) reazione: Gallera fa le valigie e circola il nome di una giovane 71enne promettente che metterà a posto la malconcia sanità lombarda: Letizia Maria Bricchetto Arnaboldi in Moratti.

E’ davvero questo il piano segreto degli strateghi del Pirellone e dei politici di turno? Imbarazzante. Si ricorre alla solita coperta istituzionale riciclata, nella speranza di far tacere i malcontenti. Il nome e il blasone prima di tutto. Per carità, non pensiamo nemmeno per un secondo a trovare qualche giovane politico potenzialmente in grado di far funzionare un meccanismo inceppato. Idea troppo rivoluzionaria? Eppure, Milano è (o era) una splendida fucina per i migliori talenti in ogni settore.

La Moratti è un Luca Cordero di Montezemolo in gonna. Buona per tutte le stagioni e perfetta per poltrone da stanza dei bottoni. In più, è libera sul mercato. Meglio: l’hanno invitata a liberarsi. Viene dalla recente presidenza della banca UBI, mangiata in un sol boccone da Intesa Sanpaolo, dopo aver cercato di erigere barricate inutili e addirittura patetiche contro l’acquisizione. Ma certamente sarà stata responsabilità del suo AD.

Come Luca, il suo CV è impressionante. Laureata giovanissima a 21 anni in scienze politiche, dopo aver frequentato il Collegio delle Fanciulle e aver seguito corsi di danza classica in una scuola prestigiosa, ha iniziato ben presto a sedersi nei posti giusti. A soli 25 anni fonda una società di brokeraggio assicurativo con i fondi della famiglia Moratti, conosciuta attraverso Gian Marco, che ha sposato un anno prima. Il suo primo CDA nel 1990 in Comit, ma dopo quattro anni l’esperienza finisce, senonché il marito incorpora la società con un’altra delle sue e lei, prontamente, si riaccomoda.

Dal ’94 al ’96 la prima prestigiosa nomina di presidente Rai sotto il governo Berlusconi. Prima donna italiana. Due anni turbolenti e per niente facili, di cui si ricordano solo grandi litigate e licenziamenti a bruciapelo da donna forte. Più tardi, per non stare troppo inattiva e non perdere il giro, diventa presidente e AD di News Corp Europe (società di Murdoch) per un anno. Entrerà poi in altri CDA di società del gruppo Moratti, con esiti oggettivamente non esaltanti.

Nel 2001 il grande salto come ministro dell’Istruzione-università-ricerca (perbacco, uno solo era troppo poco), sempre con Berlusconi, sponsor ideale delle quote rosa, meglio se in vista e col pedigree. Pochi ricordi anche di quell’esperienza. La sua riforma è molto contestata, verrà poi cancellata completamente dal suo successore.

Dal 2006 al 2011 altro incarico prestigioso: sindaca di Milano, ancora una volta è lei la prima donna a sedersi su quella poltrona. Lungo periodo di alti e bassi, più i secondi. Le cronache purtroppo si riempiono delle sue iniziative reiterate fuori protocollo di incaricare legioni di consulenti esterni costosissimi: 63, di cui 49 dirigenti in una sola ondata. Viene anche indagata per abuso d’ufficio, ma poi assolta perché non penalmente rilevante (nel 2016, però, la costringuono a pagare 591.000 euro al comune di Milano per compensare consulenze troppo onerose: un bel vizietto). Si fa notare anche per l’assidua frequentazione nel consiglio comunale: 6 presenze nel 2008 e 3 nel 2009. Pasticci anche nelle assegnazione delle case popolari. Battuta nel 2011 da Pisapia, dichiara “resterò cinque anni in consiglio comunale per spirito di servizio alla città”: a dicembre dello stesso si dimette e se ne va.

Storia recente. Presidente UBI dal 2016 al 2020, con i già citati “successi” di gestione.

Politici milanesi e lombardi: il tempo delle gran dame e dei nomoni di prestigio nelle cariche è finito. Meglio guardare almeno ai risultati ottenuti. All’arrosto prima del fumo. Altrimenti è prima repubblica. Altrimenti vanno bene pure i Gallera.

2 pensieri su “LA MORATTI AL POSTO DI GALLERA, AVESSE DETTO

  1. Luigi dice:

    sig. Magri,
    pensavo sapesse che il modello Lombardia è invidiato da tutta l’Italia e non solo. Ne sono testimoni le migliaia di pazienti che da tutta la penisola arrivano negli ospedali lombardi per farsi curare. Anche, e sono molti … dalla super regione Lazio. Quanto alla candidatura della signora Moratti, beh, la regione Lombarda non ha a disposizione un certo …. Domenico Arcuri …!!! Dio ce ne salvi !!!
    Lasci lavorare e poi, magari, potrà permettersi di criticare.
    Ossequi.

  2. giacomo buzzetti dice:

    Non avete mai fatto due chiacchiere con una madre di quattro o cinque figli in una famiglia a monoreddito? E’ interessante vedere, capire la gestione delle risorse. Io proverei con una donna così. In quanto ai giovani poco considerati penso che prima o poi queste generazioni si inventeranno qualcosa per farsi ascoltare ed allora, forse …sarà tempo perso. Bravo Ghera!

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