Che butti dentro la testa anche Salvini, rigorosamente senza mascherina, è ugualmente banale e scontato: studiando da Bolsonaro, certe tappe sono obbligate.
Ma che a questa surreale adunata negazionista salga in prima fila Andrea Bocelli, il mito della canzone italiana nel mondo (mi dichiaro: un mito che non colgo, continuo a credere che il mito da noi abbia sempre nome Lucio, come Battisti e come Dalla), che cioè alla piazzata partecipi il massimo dei personaggi canori istituzionali, invitato in tutte le sedi più altolocate e più esclusive, da papi e capi di Stato, adorato dalle mamme e dalle zie, che cioè l’icona del bene vada al microfono per dire come le norme anti-Covid del suo Paese l’abbiano “umiliato e offeso”, berciando di libertà negata e farneticazioni simili, sinceramente mi sembra parecchio sgradevole.
Glielo scrivo da Bergamo, da bergamasco, dopo la conta dei morti, a lui e ai suoi compagni di merenda come Sgarbi: offensivi siete voi, anche se ve la tirate, anche se siete convinti di uscire dal coro in modo così intelligente. Magari noi siamo pecoroni e ottusi, ma noi non abbiamo paura di confessare che abbiamo avuto paura. E almeno questa paura dovreste rispettarla. Se ne siete capaci.
Caro Bocelli, tra tante stecche che si sarà preso in vita sua, questa resterà scritta nella storia a caratteri mega. Con tutto il rispetto, vada a cantare.
Spero lei sappia che il Signor Bocelli è stato colpito anche lui dal COVID-19 e la sua opinione e rispettabilissima come quella dei bergamaschi e delle bergamasche colpiti così duramente dal virus.
Non sono neanche particolarmente una seguace del signor Bocelli ma , mi spieghi, in una dichiarazione sulle mancanze che ha notato il signor Bocelli a livello di norme anti COVID-19 che c’entra il mito canoro ?
Cordialmente
Letizia
Lei ha scritto un commento senza nemmeno aver guardato il video con le dichiarazioni di Bocelli in cui negava l’esistenza del Covid-19. Non si trattava quindi di una opinione rispettabilissima, ma di una vera affermazione negazionista.
Tutto giusto, condivido. Bocelli, stavolta, ha perso una buona occasione per stare zitto. Però, gentile Gatti, mi permetta: avrei evitato l’espressione “compagni di merenda” riferita al cantante e a Sgarbi; perché per quanto questi personaggi possano essere talvolta discutibili, non sono certo assassini.
E la frase, inequivocabilmente, rimanda a delitti efferati.
Saluti.