LA MILANO DA RIDERE DI ALE E FRANZ

Le loro radici sono saldamente attecchite nella terra dei loro spettacoli: dopo “Nel nostro piccolo” a teatro e gli sketch su “Fuori tema” (Rai 2), Ale e Franz hanno ricevuto la fiaccola per il ritorno allo storico “Lirico” di Milano intitolato a Giorgio Gaber, e la scelta di questa inossidabile coppia di tedofori è azzeccatissima.

Sul palcoscenico portano “Comincium” (in milanese: cominciamo) dove si respira per più di due ore l’aria del cabaret nato tra i navigli e il “Derby”, il locale che vide nascere praticamente tutti i grandi comici dell’ultimo mezzo secolo.

Tra gag e musica, acuti e battute, Alessandro Besentini e Francesco Villa si tengono per mano con Enzo Jannacci e Giorgio Strehler, Cochi e Renato e naturalmente Giorgio Gaber.

Commedia degli equivoci come nella migliore tradizione dell’umorismo nostrano, ironia politica e impegnata, malinconica allegria finale con due vecchietti che al tavolo di una locanda di periferia non smettono di parlare di amore e di futuro. Il tutto infarcito da una rivisitazione di canzoni antiche della Milano da ridere – ma anche da riflettere – degli anni ’60-’80.

Ale e Franz restano misurati nei toni, nei modi e nel linguaggio, non perdendo l’aria rassicurante dei nostri vicini di casa, non hanno paura di remixare il passato e clonare una fetta di storia, né di trasgredire alla loro tradizione di stare sul palco da soli: Alice Grasso li accompagna nel canto con una voce unica e nella recitazione con sorprendente naturalezza, oltre al gruppo con Luigi Schiavone (chitarra), Fabrizio Palermo (basso), Francesco Luppi (tastiere) e Marco Orsi (batteria), testi con Antonio De Santis e regia Alberto Ferrari.

La pandemia ha falcidiato le prenotazioni da qui al 9 gennaio, ma l’organizzazione consente al pubblico di partecipare in totale sicurezza e quindi vale la pena di trascorrere questo tempo con loro. E non solo loro: all’uscita una vendita a offerta libera di panettoni, incasso destinato a www.accolticonamore.org per chiudere in bellezza una serata da vivere. Senz’altro.

 

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