LA MERKEL E IL DENARO MOLTO CATTOLICO

di SERGIO GHISLENI – Come cittadino della UE credo che la prima cosa sia intendersi, quindi mi piace sempre imparare (provare a imparare) a dire i nomi “come si dicono là di dove sono”, fermo restando che, fiamminghi o lucani, slovacchi o andalusi, tutti europei siamo, e anzitutto terrestri ovviamente. E come cittadino della UE sono contento che Angela Merkel, cioè AnGHela Meakl, assuma la presidenza semestrale in un momentaccio sociopolitico come questo, con le odiose frontiere nazionali che si ripopolano di gente ringhiosa, inutilmente armata, che ti guarda salvinianamente di traverso, ti tratta come un untore a prescindere, eccetera.

Schengen per me è una parola magnifica e mi son sempre stupito di quanto poco se ne conoscano e se ne applichino i significati basici, specie qui nel nostro Sudeuropa. Germania e Francia per me sono Europe-makers fondamentali, a prescindere da ciò che si possa pensare della loro egemonia economico-finanziaria (qui parlo di Deutschland soprattutto) eccetera. Poi, sempre se posso, preciso. Sono modestissimamente da sempre per l’Europa delle nazioni dove nazione non è Italia o Spagna o Grecia o Portogallo, ma Catalunya e Còrsica, Languedoc e Vallonia, Duesicilie e Bassa Slesia e avanti chiunque abbia forti pulsioni di autodeterminazione su basi storiche, culturali, et cetera. E in quest’ottica, spiacente per il fascioleghismo di gran moda, ma mi pare che l’Europa possa essere una casa comune ideale, pur col suo groviglio quasi incomprensibile di commissioni parlamenti gruppi istanze giuridiche ecc., e mi pare che la Germania dei Länder sia una guida e un modello eccellente.

Lunga vita quindi alla “Cicciona Eccetera” del celebre gratuito insulto berlusconiano, povera Italia che figure t’ha fatto fare, e mi permetto di precisare che dico “Viva Meakl” pur votando a anni luce di distanza politica dall’ideario del Gruppo Popolare Europeo, cioè la grande area cristiano-conservatrice di cui Frau Meakl è un simbolo se non IL simbolo.

Infatti Frau Meakl ne ha appena fatta una delle sue, “cassando” un astro nascente, anche lei signora: una mite educata tranquilla “miss economia” spagnola di nome Nadia Calviño, vicepresidente con mandato economico nel governo Sanchez, che stava per diventare presidente dell’Eurogruppo. Calviño è una socialdemòcrata riformista, seppure moderata, e non piace ai Popolari europei quanto l’irlandese Donohue, che pare spuntarla nella corsa alla strategica poltrona di Consigliere Contasoldi di Von der Leyen (altra “creatura” merkeliana). Ma che ci vogliamo fare? In Spagna circola da sempre un detto: “El dinero es muy, pero que muy catòlico“. Il denaro è molto, molto cattolico.

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