LA MEJO GIOVENTU’ ALLA NOTTE DELLO STUPRO

Parlare di Capodanno stesi su questa griglia estiva è piuttosto stravagante, ma c’è un Capodanno che proprio sembra non passare mai. E’ un Capodanno romano, diventato cupamente famoso in tutta Italia per come l’ha concluso una ragazzina, stuprata più volte dai simpaticoni del branco. Un vero Capodanno memorabile, peraltro ormai piuttosto tipico, almeno in certi ambienti e in certi giri, dove a quanto pare i fumi e l’alcol che andavano molto anche tra i giovani dell’ultimo secolo ora hanno finalità diverse, diciamo pure un punto di non ritorno verso l’umiliazione bestiale delle ragazze, segnate per sempre.

In queste ore è tornato di attualità proprio quel Capodanno, perchè sono di dominio pubblico le chiacchiere che le nove stupendissime del cosiddetto “gruppo Parioli”, ovviamente tutte minorenni, si scambiano in attesa dell’evento clou, previsto nella magica nottata del 31 in una villetta, assieme ai bravi figlioli del cosiddetto “gruppo di Primavalle”. Sicuro di non fargli un torto, saccheggio e ripropongo le fasi più significative che il bravo Giulio De santis ha puntualmente ricostruito per il “Corriere Roma”:

– «Che volemo prende da bere? Io voglio le canne», asserisce Giulia, 16 anni, durante la conversazione in chat con le amiche. «Io voglio da beve», irrompe Lara, anche lei 16 anni. «Idem, ma voglio pure le J» (termine che sta per canne, osserva il pm, ndr ) ribatte Giulia, chiarendo cosa per lei sia prioritario, la droga, e cosa invece uno sfizio, gli alcolici. Intanto Michela, 15 anni, ride di gusto, come svela il suo «ahahaha» digitato in maiuscolo. Pensieri e idee che le tre adolescenti si scambiano alle 12,50 circa del 30 dicembre del 2020 nella chat Aimone, formata dalle nove ragazze e attiva per tutto il giorno, per prepararsi alla notte di San Silvestro. Giulia, Lara e Michela, come gli altri nomi delle iscritte, sono di fantasia. Sara, ospite di Martina, 15 anni, una delle ragazze del gruppo, non è iscritta. Circostanza che svela un legame attenuato con le parioline, invitate alla festa dai ragazzi di Primavalle, tra cui ci sarà Patrizio Ranieri, accusato insieme a due minorenni di violenza di gruppo su Sara (nome di fantasia). A mettere in contatto le comitive era stata giorni prima Carlotta, 16 anni. Quelli di Primavalle le impongono una regola: vogliono parioline, senza fidanzati. Nessuna di loro protesta. Il chiodo fisso delle parioline è un altro: il reperimento degli stupefacenti, come risulta chiaro alle 16,55, quando Martina interviene domandando a Carlotta e a Rosa, 14 anni: «Chi porta il fumo? Io porto la bianca» (cocaina secondo i carabinieri, ndr ). Bastano sette secondi a Rosa per intervenire, desolata: «Il mio contatto ha finito tutto, ti prego». Martina la rassicura: «Ne ho due-tre (dosi per gli investigatori, ndr ). L’importante è de fuma’», afferma, chiarendo ancora una volta quale sia la priorità della serata. Dove stanno andando, le nove ragazze lo sanno. Anche se certo non immaginano il modo drammatico in cui finirà la festa. Serena, 16 anni, riconosce nei ragazzi di Primavalle uno che avrebbe provato a stuprarla e così non vuole andare. La reazione delle amiche le lascia poco margine di decisione. «Non hai capito, non abbiamo opzioni, te lo devi far andare bene», chiarisce Carlotta. «Avete rotto, ci dovemo accontenta’», insiste Laura, 16 anni. «Se te tocca, gli meniamo, l’ammazziamo, rissa», la rassicura Rosa, provocando una risata corale nel gruppo. Allora Serena si arrende, e senza farne un dramma: «Alloraannamo» -.

Eccetera, eccetera. Direbbero gli studiosi: un autentico spaccato, tra angoscia e squallore, su un certo modo di affrontare la vita, le amicizie, lo svago. Non sono dialoghi tra boss della malavita, ma tra ragazzine adolescenti. Se avessimo ancora un residuo di sensibilità, davvero dovremmo restare di sasso. Diremo, per uscirne in qualche modo: non tutti i ragazzi d’oggi sono così. Ma dovremo anche dire, meglio, chiederci: quanti sono così? Le cronache delle notti italiane sono sempre più zeppe di questi stereotipi giovanili, dall’inverno dei Capodanni e degli Halloween alle estati ruggenti nelle capitali balneari dello sballo totale.

Ci dicono, ci diciamo: i ragazzi escono dai lock-down, hanno buttato due anni della loro vita, due dei migliori, queste sono le conseguenze. Evidente, c’è della verità. Ma dovremmo anche dirci che tanti ragazzi, la maggioranza dei ragazzi, non reagiscono a questo modo. Forse, dovremmo anche aggiungere che certi ragazzi di certe feste, in certe notti, erano tali e quali anche prima del Covid.

Ci dicono, ci diciamo, che l’Italia soffre tremendamente la fuga dei suoi cervelli migliori, i più aperti e i più giovani. Ed è una penosa realtà. Mai una volta che vadano in fuga certi cervelli, di certe feste, di certe notti sempre uguali, sempre fuori, sempre sbomballate. Quelli e quelle di certi Capodanni e di certi Ferragosti, ma anche di qualunque sabato e di qualunque domenica, restano sempre qui, perchè trovano qui tutto ciò che serve. Persino le attenuanti: hanno perso due anni per colpa del Covid. Devono recuperare, in qualche modo.

A me pare che questa mejo gioventù non debba recuperare due anni. Deve recuperare una vita intera, per quanto breve sia ancora. Rifarla da capo, ripartire da zero. Sperando venga un po’ meglio. I suoi genitori sono i primi ad essere d’accordo, sicuramente.

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