LA MAMMA MOSTRUOSA CHE NON COPRE SUO FIGLIO VANDALO

SI-PUÒ-FAREEEE! Pare l’evocazione dell’intramontabile dottor Frankenstein (sic), ma non lo è, anche se in comune con quell’esilarante parodia (“Frankenstein Junior”) c’è comunque il mostro. Un nuovo mostro, nuovissimo.

I nuovissimi mostri oggi sono coloro che fanno le cose normali, sensate, giuste. Quelle cose che paiono inevitabili, ma che finiscono per essere evitabilissime, per qualche motivo che nulla ha a che fare con la verità o la coscienza. Anzi, da evitare.

Il genitore avvocato è una categoria che va per la maggiore negli ultimi anni, forse decenni. Quel genitore che, di fronte alla cretinata o alla follia dei propri figli, pensa che a priori non possa essere vero niente. Che il proprio dolce, inoffensivo pargolo non possa aver commesso alcun misfatto.

La psicologia elementare insegna che il genitore avvocato scagiona il figlio per scagionare sé stesso, per celare le proprie mancanze e il proprio fallimento, negando anche l’evidenza per non dover guardarsi allo specchio.

Mio figlio è un bravo ragazzo, non c’entra nulla. Mio figlio non farebbe mai niente del genere. Genitori negazionisti che spesso passano anche al contrattacco, ne sanno qualcosa molti insegnanti aggrediti o perseguitati per il semplice fatto di essere stati giusti o giustamente punitivi.

Allora è altrettanto inevitabile gridare al mostro, quando nella nebbia si scorge un genitore che senza pensarci un secondo ammette la verità e la malefatta del figlio, imponendo dazio e castigo, a sé stesso innanzitutto.

A Fossano, in provincia di Cuneo, una mamma scopre su Facebook che tra i responsabili di alcuni atti vandalici c’è suo figlio dodicenne, lo accompagna in Comune per chiedere scusa e si impegna a ripagare i danni commessi.

Dice, la mamma: <<Quando mi sono accorta che era tra i responsabili dei danni mi sono vergognata. Doveva chiedere scusa. A 12 anni si credono i re del mondo e non pensano alle conseguenze dei loro gesti. Mi sono chiesta dove ho sbagliato. Gli ci voleva una batosta. Da mamma fa male dire “è stato mio figlio”, ma è la cosa giusta>>.

Il figlio di questa mamma non è il solo colpevole, il sindaco dice che l’identità degli altri responsabili è conosciuta, ma nessun altro genitore ha fatto altrettanto, <<questa mamma è stata coraggiosa>>, dice proprio il sindaco.

Coraggiosa, ma soprattutto giusta e severa, col figlio ma ancor prima con sé stessa.

Ancora la mamma dice: <<Penso dovrebbero aiutare a ripulire. Mio figlio questa lezione se la ricorderà per la vita>>.

A questo siamo? A dover rimarcare che un genitore ha fatto il genitore? Non voglio oltrepassare la transenna della questione generazionale, non vorrei.

Mi limito al mostro in prima pagina, un mostro che, pur avendo le nostre sembianze, incute più timore di un alieno.

 

 

 

 

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