LA LEGGE DALLA PARTE DEL PERSECUTORE SERIALE

Il persecutore è in cella, ma non è la prima volta. I precedenti giudiziari sono numerosi e variegati, eppure sembra non ci sia modo di porvi termine, alla fine dovrà scapparci il morto e poi ci ritroveremo per l’ennesima volta sulla spiaggia della retorica, a dirci che non è possibile che succedano queste cose, che c’erano tutte le avvisaglie e che c’erano tutte le possibilità per evitare la tragedia.

Nabil Lamhoudni, marocchino di trent’anni, piomba in classe e in modo prepotente, usando anche violenza fisica su un ragazzo e verbale su un professore, esige che una ragazza di quindici anni esca e lo segua. Lo stato psicofisico non è esattamente lucido, come racconta la dirigente scolastica, e questo è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno coinvolto i componenti della famiglia della ragazza, tra botte e minacce.

Tra l’uomo e la ragazza si presume un legame passato di qualche tipo, quale non so esattamente, ma poco importa per quel che mi riguarda. Quel che importa sono gli innumerevoli precedenti, le reiterate minacce, la violenza fisica, i mesi intercorsi prima dell’arresto di questi giorni da parte dei carabinieri di Vimercate.

Quel che importa sono anche i due ulteriori arresti in attesa della reclusione attuale, per resistenza a pubblici ufficiali e per rapina e violenza ai danni di un cuoco pachistano, a sommarsi con tutti i precedenti.

Magari sarà normale che un tale figuro sia costantemente portato in gattabuia e altrettanto costantemente posto immediatamente in libertà, magari non si può fare altrimenti, ma possiamo almeno non stupirci se poi un giorno accade l’irreparabile e tutti quanti ci ritroviamo a stendere lacrimevoli pistolotti retroattivi?

La retorica, pure amara, si affaccia già ora, e bisogna anche specificare a qualche saputello cronista del foro che sappiamo bene essere queste le regole e le procedure, ma questo non ci vieta di dire che si tratta di regole e procedure stupide, inutili e conniventi.

E bisogna pure sottolineare, in questi casi, che la nazionalità del protagonista non c’entra nulla, che se fosse nato, cresciuto e vissuto a Carate Brianza e la sua carnagione fosse stata bianco latte, le considerazioni sarebbero state le medesime. Basta un attimo, ti giri, e in un batter di ciglia sei non solo leghista inveterato, ma certamente pure razzista della peggior specie: ormai è obbligatorio specificare bene, per evitare il marchio d’infamia.

Invece sei solo uno qualunque, che ingenuamente si stupisce, ma fino a un certo punto, che un professionista della delinquenza venga continuamente messo in condizione di perseverare negli atti criminosi.

Qualche riga, qualche parola, uno spera pure che risultino scaramantiche, ma quasi sempre la scaramanzia si addice al gioco, molto meno alle tragedie annunciate.

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