LA GUERRIGLIA DI NAPOLI E’ UNA COSA, IL MALESSERE UN’ALTRA

di LUCA SERAFINI – Il rischio più grosso, rispetto alla guerriglia di Napoli, è quello di liquidare la questione. Spicciarla, come siamo ormai abituati a fare tra un paio di tweet o un botta e risposta da bar: “Ti pareva che i napoletani…”, “A Napoli c’è anche gente civile”, “Quelli che hanno fatto casino sono no-global, ultras, malandrini, spacciatori, trafficanti…”, “Nossignore, c’erano commercianti e lavoratori, erano migliaia”.

A cosa porta e dove, un’analisi così vacua? Il rischio c’era, infatti in poco più di 12 ore è diventato l’errore dominante: ho letto e ascoltato tutti i virgolettati che ho riportato. Non li hanno detti e scritti tastieristi da social o avvinazzati da osteria: sono giornalisti, opinionisti, nientologi (quelli che non sanno un accidente, ma di tutto). L’intellighenzia.

Il commento più assennato, tenetevi forte, è stato di un antimeridionalista che sta politicamente all’opposto rispetto a Vincenzo De Luca, il governatore che ha annunciato il lockdown nella sua regione, la Campania appunto: ebbene sì, parlo di Vittorio Feltri! Non sto scherzando: quello stesso Vittorio Feltri che soltanto una settimana fa Napoli e i napoletani li aveva insultati per l’ennesima volta. “Sono d’accordo con De Luca”, ha detto Feltri. “Quanto agli incidenti, non bisogna generalizzare, capendo bene che quando in una città si combatte da sempre per il lavoro e la salute, in momenti come questo è difficile scegliere”.

Lasciamo perdere De Luca e Feltri. Cerchiamo di cogliere il senso dei fatti. Il problema centrale sta nel fatto che in verità anche Milano, tutta l’Italia, tutto il mondo lottano quotidianamente per il lavoro e la salute. Se adesso in funzione del secondo tsunami Covid si renderà necessario un secondo lockdown, sarà bene che le marionette che decidono per noi facciano bene i conti: stavolta gli aiuti dovranno viaggiare di pari passo con le restrizioni, da subito. Senza esitazioni. Basta con sparute elemosine da 600 euro, basta a ignobili manciate di chiacchiere riguardo le imprese, la cassa integrazione, le cartelle esattoriali… Stavolta sarà necessario agire subito prorogando o cancellando le scadenze fiscali, promuovere agevolazioni, ridurre le utenze…

Tutto ciò che si può fare, va fatto, immediatamente, senza burocrazia. Sarà indispensabile essere rapidi negli aiuti: non sono solo Napoli e la Campania a non poter sopportare un’altra clausura priva di sostentamenti concreti. C’è un Paese intero in ginocchio da anni per colpa della politica e da mesi per colpa della pandemia. Ora di nuovo per colpa di chissà chi.

Accaniamoci pure sull’estate alle spalle con le discoteche, le spiagge, la movida: non risolve il problema. Non ci definisce l’entità né la causa precisa, non schiarisce le tinte fosche del futuro. Non soltanto in Italia, siamo stati spaccati dai politici tra negazionisti e terrorizzati: le fazioni sono sul sentiero di guerra con la stessa rabbia, chiedersi se si schierino ultras o padri di famiglia è vano e tardivo.

Basta. Non è possibile chiedere ancora e solo alla gente di starsene chiusa in casa e punto: che ci dovessimo salvare da soli lo avevamo capito (non tutti), ma è certo non possiamo farcela una seconda volta. Chiudeteci ancora tra le quattro mura, ma dateci da mangiare, altrimenti la guerriglia di Napoli rischia di propagarsi in molte altre città italiane e sarà di nuovo sterile cercare di capire chi ne faccia parte.

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