Basta un rapidissimo riassunto di quello che si legge in giro, subito dopo lo storico patto tra Letta e Calenda, per comprendere quanto stiano lavorando alacremente i riformisti.
Riporto i sommari di vari giornali:
Calenda: no a Bonelli e Fratoianni. E al Pd: “Il volemose bene con noi non funziona”. Di Maio: “Estremista”.
Fratoianni: “Calenda deve andare in cartoleria a comprarsi un’altra agenda”.
Ancora:
Calenda incontra di nuovo Letta dopo il no di Fratoianni: “Il Pd adesso deve scegliere”. Il redivivo Orsini ironizza sull’incontinenza social di Calenda: “Un Hacker che manda in tilt Twitter per 3 giorni l’abbiamo? Così magari riusciamo a completare la coalizione senza drammi”. E anche il verde Bonelli punge Calenda: “Non va trattato come un bambino capriccioso: va educato”.
Sarebbe – la chiamano – coalizione. Sarebbe – lo chiamano – il centrosinistra che vince (citazione dal gradasso Calenda). Vista dal di fuori, è la solita zuffa tra zitelle acide, in un polverone verboso e contorto di ricatti, ultimatum, condizioni, aut-aut, regolamenti di conti, sofismi e cavilli. Tutto quello che serve, in definitiva, per risultare oscuri, incomprensibili, antipatici alla gente, soprattutto a quegli elettori indecisi – o renitenti – che hanno tutta l’intenzione di andarsene al mare anche il 25 settembre. Capire che cosa nel centrosinistra davvero vogliano fare, come, dove, in concreto, è oggettivamente al di sopra delle nostre facoltà mentali, di noi italiani medi. Ma forse anche delle loro.
Naturalmente, il centrodestra si gode questa poderosa campagna elettorale del centrosinistra, che porta certamente più voti a destra di Salvini e Berlusconi. Da qui alle elezioni, in chiave strategica, il centrodestra deve solo avere l’accortezza di muovere poco le acque, di mettere un tovagliolo sulla bocca di Silvio e un limone in quella di Salvini. In definitiva, il centrodestra deve stare fermo, immobile, senza respirare, lasciando fare agli altri. Che sanno fare benissimo, e non da oggi.
Avanti di questo passo, senza il collante di Draghi, il centrosinistra rischia seriamente di andare a sbattere. Il che, detto in democrazia, non deve essere neanche tanto drammatizzato. Anche se il Pd governa da anni senza vincere le elezioni, è pur vero che storicamente è rimasto fuori dal governo per lunghe epoche. Capitasse di nuovo, sarebbe magari la lezione giusta per tornare un po’ alle origini, alle idee, agli ideali. Per riscoprire il fascino del coraggio e della fantasia, su un altro versante.
Loro se lo sono scordato, da quelle parti, ma anche questa politica è nobilissima. Si chiama opposizione. Letta, dice niente questa parola?