Per certi versi saremmo persino avvantaggiati: non tanto perché abbiamo una storia e un presente di nuotatori superlativi, ora capitanati ai Giochi da Greg Paltrinieri, ma perché dalla nostra c’è la tradizione. Cominciò il 1° gennaio 1946 a tuffarsi nel Tevere lanciandosi da Ponte Cavour, il belga sfollato in Italia dopo la guerra Rick De Sonay: lo fece ogni Capodanno sino a che l’artrite non lo costrinse alla sedia a rotelle, dopo di che fu la volta del suo erede, Mister Ok, all’anagrafe il 70enne bagnino di Castel Fasano, tale Maurizio Palmulli che lo ha fatto per 35 “primo gennaio” consecutivi. E se è vero che De Sonay godeva di un fiume decisamente più pulito rispetto a quello di Mister Ok, è altrettanto certo che entrambi abbiano comunque sfidato freddo, pioggia, ghiaccio, qualche volta persino la neve che nella Capitale è un evento più raro del tuffo stesso.
COSTUME&SCOSTUMATI
LA SPOCCHIA FRANCESE A PICCO NEI LIQUAMI DELLA SENNA
Una cosa però è buttarsi, fare qualche bracciata e uscire, un conto è risalire la Senna inquinata, fredda nonostante la canicola, controcorrente con una fatica immane, per le maratone olimpiche di nuoto dove i francesi hanno organizzato le gare. Proprio Paltrinieri è esploso: «Non abbiamo mai provato a gareggiare nella Senna, nessun allenamento, nessuna conoscenza delle correnti e dell’acqua. L’unica certezza è che sia fredda e molto sporca: a me questa idea sembra davvero una presa in giro», ma non pare avere intenzione di disertare le competizioni.
Diciamo la verità: qui non è questione di essere francesi, pavoni originali, autoreferenti, spocchiosi, snob… e chi più ne ha più ne metta per questi nostri cugini che da sempre ci stanno per lo più sulle balle. Il tema è piuttosto l’intelligenza, l’acume che ha portato a concepire gare in quella specie di fogna a cielo aperto (le immagini dei tg di queste ore sono raccapriccianti) per fare sfoggio in tutto il mondo dei loro artistici ponti, delle loro belle strade alberate, dei loro palazzi eleganti, imponenti. Dopo la cerimonia di apertura, che tale non è mai stata essendosi svolta ovunque tranne che in uno stadio, adesso tocca risorbirsi l’incantevole panorama parigino senza goderselo, pensando piuttosto a quei poveri ragazzi e ragazze costretti a sbracciare in una melma fetida.
Non so se sia troppo tardi perché gli atleti si rifiutino (a sentire Greg parrebbe di sì), non è mai troppo tardi però per celebrare il matrimonio tra la Senna e il senno, che sembra essere affogato ancora prima di tuffarsi.
Un penna fantastica che ci racconta di una spocchia francese senza fine.