Giusto così: il gesto che ha portato Maria Clotilde Adosini, 18enne atleta della Polisportiva Scherma Bergamo, sarebbe di una straordinaria normalità in un mondo ideale, ma lei vive in questo e quindi lo fa diventare incredibile. Maria Clotilde tira di scherma in questa quotidianità di trucchi e sotterfugi, in questo sport di inganni e simulazioni: ovvio che questa volta fanfare e campane suonino a festa, non si vince tutti i giorni nonostante si arrivi al 34° posto.
Parliamo di una scelta che la giovane bergamasca ha fatto nello stanzino degli arbitri, dopo una gara di Coppa del mondo di spada femminile a Beauvais contro la beniamina di casa, la francese Juliette Baudinot. L’azzurra ha vinto una sfida tiratissima 15-14, però qualcosa non ha funzionato. I giudici confessano alle due atlete di aver sbagliato, sul 13-12, assegnando due stoccate anziché una a Maria. Capita, ma di solito qualcuno se ne accorge subito. A Beauvais invece non ci ha fatto caso nessuno, se non alla fine, ed è stata proprio Juliette a protestare.
E allora? Allora in questi casi ormai la frittata è fatta, arrivederci alla prossima: non è che se alla fine di una partita l’arbitro si rende conto che il rigore non c’era, si ripete la partita. Ma figurati! Tutti a casa alè alè.
Invece no, Maria Clotilde non ha dubbi: si torna in pedana, di una vittoria così non sa che farsene. E perde. Fine della breve storia, che continua, appunto, sui media, dove la bergamasca sta spiegando a tutti che “la natura di questa scelta è dovuta agli insegnamenti ricevuti dalla mia famiglia, dalla mia sala scherma e in particolare dal mio maestro Francesco ‘Ciccio’ Calabrese”.
C’è chi fa la cosa giusta. Se siete pronti a ricoprire la stanza con mucchi di polvere retorica, paragoni con altri atleti e altri sport, con faccende soprattutto pallonare dove l’aumma aumma è pane per i denti di tutti, e più si scende di categoria e di età, più salgono gli inghippi, fermatevi un attimo.
Davide Bottin, 15 anni, capitano del San Pietro Viminario (Padova), nella partita di campionato giovanissimi provinciali contro la Polisportiva Canossa è andato al dischetto e ha deciso di calciare fuori “perché il rigore non c’era”.
C’è chi fa la cosa giusta. La questione è che le ragazzine e i ragazzini imparano subito a fare le furbe e i furbi per colpa degli insegnamenti perversi che spesso ricevono, non solo e non tanto dai propri allenatori, ma anche – peggio – dai propri genitori, parenti, amici.
La morale, invece, è che non tutti si piegano. Qualcuno non si butta in area appena sfiorato, qualcuno non prende, intasca e porta via, qualcuno non camuffa e non accetta i camuffi. Alla faccia di molti adulti qualcuno, qualcuna, fa la cosa giusta, che ci piacerebbe definire normale.
Alla faccia di quelli che “ L’ unica cosa che conta è vincere “!