LA GAZALAND DI TRUMP (COME RIMPIANGERE LE FAKENEWS)

In questa nostra epoca accade qualcosa di curioso. L’Intelligenza Artificiale (AI per gli amici) fa sembrare cose falsissime perfettamente vere, mentre la Stupidità Corrente (SC) arriva a far sembrare del tutto reali accadimenti assurdi.

L’uomo dabbene e di retto intendere, infatti, sarebbe istintivamente spinto a catalogare come assurda, o peggio, la notizia che il presidente degli Stati Uniti abbia “postato” in Rete un video, realizzato tramite AI, nel quale si “immagina” la Striscia di Gaza, uno degli angoli più tormentati della Terra, come la immagina lui, un resort di lusso, tra palmizi, ballerine del ventre, bianche spiagge ed enormi statue d’oro massiccio dedicate a chi avrà reso possibile tale miracolo: il taumaturgico Trump in persona.

Un individuo normale, arriverei a dire comune, penserebbe subito a un errore, forse addirittura a una frode: qualcuno vuol far passare Donald per stupido e si è inventato video e post. Oppure, altra ragionevole ipotesi, Trump vuol fare il buontempone e si è concesso uno scherzo: raccolto in Rete un video realizzato a scopo satirico, lo ha rilanciato per far vedere che lui sa stare al gioco.

Purtroppo, le conclusioni dell’uomo comune non possiamo (più) accettarle per almeno due ragioni. La prima è che mai e poi mai Trump ha dimostrato, negli anni, di essere provvisto di un minimo senso dell’umorismo. Non quando faceva il guitto in televisione, non durante la sua carriera di imprenditore, certamente non nel corso della sua singolare avventura politica. La seconda ragione, più grave della prima, è che ormai per questi tempi nulla è troppo stupido. Il cretino non solo prevale, come ipotizzavano Fruttero & Lucentini: egli oggi comanda, guida, domina e, peggio ancora, ispira.

Guardando i reportage di questi giorni, nessuno potrebbe seriamente immaginare il futuro di Gaza come resort, ultimo fra tutti il presidente degli Stati Uniti. Dovrebbe essere inutile ricordare che alla radice della tragedia di Gaza, e del conflitto in Medio Oriente, c’è un complesso intrecciarsi di ragioni storiche, sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che risalgono – almeno – ai tempi dell’Impero Ottomano. Chiunque dovrebbe provare imbarazzo nel trovarsi costretto a spiegare che Trump in nessun modo può immaginare un “Gaza resort” a suo nome, visto che non vanta diritto alcuno sulla Striscia, un territorio di sovranità del popolo palestinese, così come riconosciuto dall’Onu. Non dovrebbe essere necessario, inoltre, ricordare che nella striscia di Gaza ci vive parecchia gente che non si capisce dove dovrebbe trasferirsi all’arrivo delle ruspe di Trump. L’unica soluzione equa, o perlomeno coerente, sarebbe quella che il presidente degli Stati Uniti concedesse a tutti i palestinesi di Gaza un bel passaporto americano, o almeno una “green card”, il permesso di residenza permanente negli Usa. Ma Trump, lo sappiamo, non ci pensa affatto. Al contrario, ha appena lanciato dallo studio ovale della Casa Bianca l’idea di una “gold card”, ovvero la cittadinanza americana in vendita alla modica cifra di 5 milioni di dollari. Sono questi gli immigrati che vuole lui, quelli con il conto in banca gonfio: non profughi cenciosi, disperati e, magari, infiltrati da qualche sanguinario terrorista. Dovrebbe suonare più che ovvio, infine, come perdere tempo per dibattere queste scemenze non faccia altro che allontanare le speranze per una soluzione duratura del conflitto.

Eppure, sembra proprio che sia necessario sottolineare tutto ciò: se non per sperare che qualcosa cambi, illusione troppo fragile, almeno per tentare di portare in salvo l’uomo comune di cui sopra, possibilmente con la sua intelligenza intatta, scavalcando insieme a lui – finalmente – questo epocale tsunami di idiozia.Pubblicità

Un pensiero su “LA GAZALAND DI TRUMP (COME RIMPIANGERE LE FAKENEWS)

  1. oreste cirelli dice:

    Buon giorno Schiani,

    Fruttero & Lucentini : ” due profeti ”

    Ma mi sia consentito l’ASSURDO : da tempo immemore e dopo molteplici tentativi, in medio oriente la pace sembra un’utopia…

    E se “Gaza resort” fosse una possibilità …..

    oreste cirelli

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