LA FLAT TAX NON E’ NE’ BUONA NE’ CATTIVA: E’ INUTILE

Quando si parla di tasse in campagna elettorale, gli slogan sono una cosa, la verità possibile un’altra. Vale per la promessa di regalare 10 mila euro ai diciottenni a spese dei defunti abbienti (rectius: dei loro eredi), vale soprattutto per la flat tax. Sì, perché annunciare una tassa piatta con un’aliquota bassa, suona certamente suadente, ma i critici (o almeno gli avversari dei proponenti) dicono che è inapplicabile perché troppo costosa in termini di mancato gettito. I fautori, dal canto loro, la ritengono la rimozione dal giogo fiscale dello Stato sui cittadini. Hanno torto entrambi, e vi spiego perché.

Partiamo dall’a, b, c. Il gettito di un’imposta (che per noi contribuenti è il prelievo, quanto paghiamo) è il combinato disposto della base imponibile e delle aliquote nominali applicate. Poi c’è il complicatissimo gioco delle deduzioni e delle detrazioni. Per chi ha la sfortuna di non essere ragioniere, ricordiamo che le deduzioni sono quelle che si sottraggono dalla base imponibile prima del calcolo dell’imposta (per esempio le spese mediche); le detrazioni sono invece quelle che si tolgono dall’imposta lorda dovuta (fino a poco fa quelle per i figli a carico).

Applichiamo questi concetti alla flat tax. Intanto non sappiamo quale sarà l’aliquota. Non sappiamo nemmeno se sarà una sola, visto che qualche tempo fa Forza Italia aveva proposto la flat tax con tre aliquote, evidentemente non avvedendosi della contraddizione. Le aliquote di cui si parla sono sensibilmente inferiori alle aliquote massime dell’Irpef attualmente in vigore. Ma si sa che sono pochissimi i “fessi” che dichiarano redditi colpiti dalle percentuali più alte. Quindi il taglio delle aliquote maggiori non costa molto in termini di gettito. Perciò, la cosa potrebbe funzionare ed essere vantaggiosa per i contribuenti.

Vediamo ora la base imponibile. L’Irpef colpisce solo teoricamente il reddito dichiarato dal contribuente perché oltre a una piccola fascia di quota esente, c’è appunto quella selva di deduzioni e detrazioni che di fatto erodono la base imponibile o riducono le aliquote effettive. Questa selva, non meno oscura di quella dantesca, oggi è dominata dai bonus edilizi di varia foggia, ma è fatta anche di decine e decine di norme e leggine, che vanno dalla detrazione per l’acquisto del dispositivo antiabbandono in auto dei bimbi alla detraibilità per le donazioni a onlus o a progetti di valore culturale, fino alla possibilità di scontare dalle tasse le medicine di Fido (spese veterinarie) piuttosto che l’università di Filippo (in misura non superiore al costo dell’equivalente università statale). E non vogliamo addentrarci oltre nella selva che, oltre a essere oscura, è pure intricata. Giusto o sbagliato? Non voglio qui entrare nella meritevolezza degli sconti, ma solo far vedere quanto pesano, in termini di gettito, queste norme. Secondo alcune stime potrebbero arrivare fino a 80 miliardi, considerando Irpef e Ires. Un importo ingente, probabilmente sufficiente a finanziare l’intera riforma.

Dunque, alla fine, la flat tax potrebbe essere un’aliquota più bassa, ma su una base imponibile più alta e con meno deduzioni. Risultato: il gettito complessivo (lato nostro: il prelievo) potrebbe essere uguale o perfino superiore a prima. Tant’è vero che una riforma di questo tipo dovrebbe essere accompagnata da un clausola di salvaguardia che preveda che il tributo calcolato con il nuovo sistema non sia superiore a quello precedente (un meccanismo simile era stato previsto, per ragioni diverse, nel caso del bonus Renzi).

E così si dimostra che sono in errore coloro che protestano la insostenibilità della flat tax. Ma sono in errore anche quelli che la prospettano come il modo per sollevare il cittadino dal giogo delle tasse. Perché il vero driver, ciò che muove tutto, è l’ammontare della spesa pubblica. Che, al netto di un po’ di deficit divenuto ormai strutturale (sic!), deve essere in qualche modo finanziata dalle tasse (non solo l’Irpef ovviamente).

In conclusione: è credibile chi afferma di voler ridurre le tasse attraverso la riduzione della spesa, non con la sola riduzione delle aliquote.

Un pensiero su “LA FLAT TAX NON E’ NE’ BUONA NE’ CATTIVA: E’ INUTILE

  1. oreste cirelli dice:

    Buon giorno,

    non ci è dato sapere se convenga o meno dal punto di vista economico, ma il solo fatto di eliminare le infinite voci relative a deduzione e detrazioni (ammesso e non concesso che tutti ne fruiscano) semplificherebbe la vita del contribuente …

    Cordialmente

    oreste cirelli

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