LA FESTA DEL 26 APRILE

Dico a voi, La Russa e Meloni, che come Fonzie quando doveva chiedere scusa proprio non siete riusciti a dire due parole semplicissime e inequivocabili, senza ma-se-però, senza arrampicarvi sugli specchi con distinguo e specificazioni, con lunghissimi e acrobatici giri di parole, a dire che il 25 aprile è un giorno grandioso e indimenticabile, il giorno in cui i nostri padri e i nostri nonni ci hanno riconsegnato il bene inestimabile della libertà, più prezioso dell’aria che respiriamo.

Dico a voi, compagni dell’ultima ora, che uscite dalle cene in casa Baglioni su ai Parioli, dai vostri circolini dei migliori, dai vostri complessi di superiorità, e sfilate in piazza con la solita pretesa di dire che il 25 aprile è vostro, solo vostro, antifascisti a gettone, così antifascisti da chiudervi nella vostra setta elitaria e considerare tutti quelli al di fuori come infrequentabili, irriferibili, inqualificabili, come se il fascismo non fosse anche quella cosa lì.

Dico a voi, maestri del pensiero, che cercate ogni volta di insegnare alla gente come si deve vivere il 25 aprile, cosa si deve fare, cosa si deve dire, dove si deve andare, neanche fosse possibile stampare un libretto delle istruzioni per avere accesso alla festa esclusiva.

Dico a tutti voi, da italiano qualunque: anche stavolta, mi sono gustato in totale libertà il mio 25 aprile, come mi gusterò il 2 giugno, come più mi è piaciuto e nel modo che più mi andava, rileggendo cose di quei tempi (consiglio spassionato: “L’Agnese va a morire”, della Viganò), pensando ai partigiani di casa mia (un comunista e un paio di cattolici), assaporando con gratitudine immensa, fino in fondo, l’aroma inconfondibile della libertà, quella libertà che oggi permette persino ai La Russa e alle Meloni, una volta simpatizzanti del grande fetente di Predappio firmatario delle leggi razziali, persino a loro di vincere libere elezioni e occupare altissime cariche dello Stato. Un 25 aprile a modo mio, un 25 aprile mio, libero com’è libero questo mio Paese grazie al 25 aprile.

E dico ancora a voi, sempre a voi, una cosa in tutta confidenza: da quest’anno mi sono ripromesso di festeggiare anche il 26 aprile, festa della liberazione: dal pollaio squallido e inascoltabile che avete messo in piedi per settimane, cercando di rovinare la giornata più bella e più dolce dell’Italia libera. Non sfilerò con nessuno, ma ringrazierò il cielo di non sentirvi più.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *