LA FELICITA’ DI NASCERE BRIATORE JUNIOR E A 12 ANNI AMMINISTRARE ORSI NFT

Le colpe dei padri non ricadano sui figli, e fin qui siamo tutti d’accordo. Altrettanto, temo, non si può dire per le scempiaggini dei medesimi che non solo ricadono, eccome se ricadono, ma lasciano anche il segno.

Alla nostra attenzione è stato portato di recente il caso di Nathan Falco Briatore, figlio di tanto Flavio e di Elisabetta Gregoraci. A 12 anni ha annunciato sul suo profilo Instagram una nuova carica professionale: Ceo della Billionaire Bears Nft, una società che già nel nome tradisce le summenzionate ricadute paterne, inaugurate peraltro all’anagrafe.

Che cosa faccia o si proponga di fare la Billionaire Bears Nft non ha molta importanza: posso anticipare con assoluta certezza che né io né voi avremo mai bisogno in futuro dei suoi servizi. Ci basterà sapere che, sul sito ufficiale, si legge come “la Billionaire Bears miri a essere una comunità esclusiva di Nft e un hotspot per affari e connessioni; gli orsi miliardari ti danno accesso a feste esclusive, concierge di lusso, omaggi di lusso e molto altro”. A parte il colpo di genio del “molto altro” che lascia aperte le porte a qualunque possibilità di sviluppo, dalle gite a Varazze con vendita di pentole alla distribuzione dei Pinguini De Longhi in Antartide, in queste poche righe già si delinea il quadro perfettamente briatoriano dell’iniziativa imprenditoriale sostenuta dal ragazzo.

Ma non è certo con Nathan Falco che vogliamo prendercela: a 12 anni si ha tutto il diritto di scrivere quel che si vuole sulla propria pagina Instagram senza che qualche sussiegoso commentatore venga a tirarci in una polemica. Quel che ci preme comunicare è invece un senso di preoccupazione per un giovanissimo che sembrerebbe già completamente assorbito nel mondo del padre nel quale, come sappiamo, il lusso distingue il grano dell’umanità che conta dal loglio di quella a perdere, ovvero di quei tanti che invece di pensare al fatturato (e ai modi di sottrarlo al fisco) ancora danno peso, specialmente nell’infanzia, a cosette come amicizia, amore, divertimento, gioco e cultura, praticando tutte queste attività senza necessariamente legarle all’ammontare della dichiarazione dei redditi. Il povero – sì: povero – Nathan Falco sembra invece trovarsi in un ambiente – e in uno stato di formazione personale – in cui si rincorrono una dopo l’altra parole ed espressioni di dubbio valore umanistico come “esclusivo”, “affari e connessioni”, “feste”, “omaggi e concierge di lusso”. Tutta roba, evidentemente, senza la quale l’uomo “di successo” non può stare.

E’ anche vero che, almeno per una fase della loro maturazione, i figli tendono a voler compiacere i padri e se i padri si son fatti un nome sulla filosofia del “lusso” e dell’“esclusivo”, applicata tanto agli yacht quanto alle pizze, il risultato sarà quello che abbiamo sotto gli occhi. Che un po’ spaventa, non tanto perché il lusso sia una cosa sbagliata o addirittura diabolica in sé, quanto perché nel mondo dei Briatore esso sembra il discrimine unico sul valore delle persone: nel recinto Vip ci stanno quelli bravi, quelli che “lavorano e creano lavoro”, gli altri, fancazzisti e straccioni, rimangono fuori e in loro non è possibile né ammissibile riscontrare una qualunque utilità, termine che nel “briatorese” fa certo rima con dignità.

Naturalmente, in tutto ciò c’è una miopia intellettuale talmente lampante che non può sfuggire ma, dal settore Vip, a chi la fa notare, si continua a replicare come il “successo” sia la misura – che si vorrebbe oggettiva – di tutto. E invece è la misura di niente o di ben poco, e comunque il suo significato è vasto almeno quanto l’area sottesa tra Kenya, Costa Smeralda a Montecarlo, località nelle quali il giovane Nathan Falco ci ha informato di aver trascorso le sue vacanze.

Forse, quando avrà imparato che, per una serie di ragioni sulle quali fior di poeti, scrittori e drammaturghi hanno speso le migliori energie del loro talento, è in realtà quasi impossibile compiacere il proprio padre, Nathan Falco imparerà a staccarsi dal mondo di Flavio e scoprirà che, fuori dal recinto Vip, un gran successo può essere anche una partita di calcetto con gli amici seguita da pizza e birra a prezzi modici. Il tutto può finire lo stesso su Instagram, tanto quando la Billionaire Bears, e comunque nel computo generale, universale, delle cose non fa proprio alcuna differenza.

Un pensiero su “LA FELICITA’ DI NASCERE BRIATORE JUNIOR E A 12 ANNI AMMINISTRARE ORSI NFT

  1. Eleonora Ballista dice:

    Sì è vero, povero Nathan. Di tutta la faccenda ciò che più mi ha atterrito è la seguente affermazione di papà Flavio: “A 14 anni andrà al liceo in un collegio svizzero e dopo il diploma lavorerà con me. Non vedo la ragione per andare all’università: sarò io a formarlo. Se uno ha una vocazione dev’essere libero di assecondarla, ma a me non serve un laureato, serve uno che porti avanti ciò che ho costruito”.
    Ed ecco che Briatore jr si trasforma in un oggetto che “serve” a suo padre.
    Chissà se il giovane Nathan, fra qualche anno, deciderà di sistemare suo padre in una bella RSA dato che a quel punto, ormai anziano, non gli “servirà” più. Quasi quasi quasi mister Billionaire se lo meriterebbe.

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