LA FAKE-REALTA’ DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CI RIDURRA’ A MARIONETTE

Le fotografie sono nitide, indiscutibili. Ecco Donald Trump trascinato a forza dai poliziotti che lo stanno per mettere in manette, ecco Melania urlare la sua rabbia, ecco di nuovo Trump, già in carcere, stretto nella tuta arancione tipica dei galeotti americani. Tutto documentato, tutto vero. Tutto perfettamente falso.

Le fotografie, presto diventate “virali”, sono frutto di un software sofisticatissimo, di quelli che usano la tecnologia AI, “intelligenza artificiale”, e sono state prodotte proprio per dimostrare i pericoli ai quali siamo esposti di questi tempi: la manipolazione digitale ha raggiunto livelli di sofisticazione tali per cui si può modificare tutto, creare una realtà solo pensata, un “fatto” mai accaduto ma accessorio ad interessi di propaganda, di consenso politico, di demolizione morale dell’avversario.

Naturalmente, l’effetto ottenuto è stato quello opposto: tanta gente ha “creduto” ai suoi occhi, ovvero ha preso per buone le false immagini. Questo per due ragioni. La prima è che vogliamo credere a ciò che crediamo. I seguaci di Trump gli hanno creduto quando ha annunciato che presto sarebbe stato arrestato (per aver pagato il silenzio di una pornostar), e nelle immagini hanno trovato la conferma – fasulla, ma che importa? – della convinzione già perfettamente maturata: Trump è una vittima, un eroe senza macchia e senza paura di cui un potere corrotto ha paura e pertanto ricorre a ogni mezzo per fermarlo. La seconda è che al crescente potere di simulazione dell’intelligenza artificiale corrisponde nel mondo una decrescente capacità di osservare, attraverso l’intelligenza “naturale”, la realtà che ci circonda, analizzandola con spirito critico. E questo, ancora, per la ragione di cui sopra: vogliamo credere a ciò che crediamo. A ciò che già crediamo.

Pensate alla bellezza del mondo che ci aspetta dietro l’angolo. Grazie a tecnologie come quella usata per “documentare” il falso arresto di Trump e a sistemi come l’ormai celeberrimo Chat GPT potranno essere allestiti giornali e siti internet “d’informazione” creati solo ed esclusivamente dai software. Le fotografie documenteranno ciò che la fantasia dei manipolatori d’opinione saprà inventare al servizio dei loro interessi: nefandezze da addebitare ai nemici, “prove” di brogli mai compiuti, scandali costruiti a bella posta. I file audio restituiranno conversazioni telefoniche “intercettate” ma mai accadute, i video mostreranno scene di fantasia materializzate e rese “vere” da fasci di elettroni sapientemente manovrati dal software. Gli articoli a corredo, infine, saranno scritti dalle stesse macchine, sulla base di input essenziali trasmessi dai manipolatori stessi. Eliminati, finalmente, i giornalisti, con tutte i loro difetti ma anche le loro pretese di verificare le fonti, di ascoltare testimonianze e, qualche volta, perfino di far uso di un vecchio arnese polveroso come la coscienza. Se la realtà non serve a qualcuno, a che cosa serve la realtà?

Il mistero dell’“epistème”, che tanto ha affaticato i filosofi, è finalmente risolto in favore di una “conoscenza” duttile, plasmabile, adattabile ai nostri scopi. La verità è oggi proposta in mattoncini componibili e ricomponibili infinite volte, come nei giochi dei bambini. Quanto patetici appariranno, domani, gli sforzi dei commentatori, degli opinionisti di oggi, costretti a sostenere tutto (o, all’occorrenza, il contrario di tutto), partendo da dati che si ostinano a mantenere una parvenza di oggettività. Nessuno dovrà più fare salti mortali per creare un’opinione che neghi l’evidenza quando l’evidenza potrà essere creata ad hoc, in funzione dell’opinione che seguirà.

Mentire appare in questo momento come un’arte morente. Un’arte da cialtroni, beninteso, ma pur sempre un’arte: richiede sforzo, fantasia, una forma di perversa intelligenza e soprattutto memoria. Non c’è più bisogno di menzogne, ora, quando la verità può essere creata. I grandi maghi del palcoscenico si allenavano per anni allo scopo preciso di ingannare gli occhi del pubblico: in questo modo, credendo ai suoi occhi, come centinaia di migliaia di anni di evoluzione gli avevano insegnato, il pubblico rimaneva meravigliato dalla diversa conseguenza del gesto che pensava di aver veduto. L’abilità dei maghi appare oggi puerile, rozza: trasferite ormai quasi per intero nel territorio digitale, le nostre esistenze si confrontano giorno dopo giorno con un panorama che qualcuno è in grado di creare, modificare e, volendo, distruggere. Non bastasse, questa seconda realtà costruita con fondali di cartapesta digitale riesce a istruirci su come comportarci in quel poco che resta della realtà originale.

La vita è sogno, scrisse Calderón de La Barca. Si dimenticò di aggiungere: il sogno di qualcun altro.

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