LA CITTA’ SALVATA DALLE BIETOLE

Chilometro zero non è un modo di dire, non è uno slogan, un algoritmo vacuo. Chilometro zero (km0 per le tastiere) è guardarsi intorno, calpestare la soluzione che è lì, intorno a te. E’ una lampadina che si accende quando il buio è così fitto da farti credere che non torni più il giorno.

Questa era la situazione a Rosario, la terza città più popolosa dell’Argentina, subito dopo lo spaventoso default di vent’anni fa che mise in ginocchio quel Paese martoriato da un secolo di dittature, rovesci militari, svalutazione, povertà. Quella volta a Rosario non si aggrapparono alle poesie e ai proverbi argentini, alla retorica inglese o spagnola che – dopo aver combattuto il nemico – si era comunque insinuata nel loro modo di essere, vivere e soprattutto pensare.

No: quella volta, inconsapevolmente, a Rosario fecero vangelo di un detto cinese secondo cui ogni crisi è un’opportunità. E oggi possono dire di avercela fatta, da soli, con le proprie mani, la propria terra e (finalmente) il loro modo di pensare: sono stati convertite decine di ex terreni industriali abbandonati alla pratica agroecologica, create oltre 300 nuove imprese che producono 2500 tonnellate di frutta e verdura, avendo abbattuto i costi, i prezzi di vendita, le importazioni e soprattutto fame e miseria.

Cos’è successo a Rosario? In Argentina il terrazzo o un balcone molto ampio non sono uno status symbol, ma una necessità vitale per le parrilladas, le grigliate con parenti e amici, un rito, un’abitudine irrinunciabile, per cui quello spazio è considerato necessario come il bagno o la cucina, anche a costo di sacrificare metri quadrati in salotto o in camera da letto. Ebbene, dal 2001 a Rosario su balconi e terrazzi hanno iniziato a coltivare frutta e verdura, attività estesa poi agli orti urbani e – appunto – in aree desuete, per espandersi infine su ettari dal centro alla periferia, su cui realizzare progetti innovativi per la produzione di cibo in modo sostenibile.

Il risultato è stato eclatante: vent’anni fa un quarto dei cittadini era disoccupato, e metà della popolazione sprofondò sotto la soglia della povertà. Fu in quel momento che le istituzioni attivarono lo UAP (Urban agriculture program) attraverso finanziamenti e distribuzione di strumentazioni alle aziende sopravvissute, che diedero lavoro alle fasce più emarginate iniziando dalle donne e dai migranti. Mano a mano il coinvolgimento ha interessato migliaia di famiglie e il successo è stato straordinario.

Rosario ha vinto il prestigioso premio ambientale “Wri Ross center Prieze for cities”, riconoscimento internazionale che premia l’ingegno e la laboriosità di un popolo che ce l’ha fatta con le proprie mani. A Rosario ormai per fare la spesa basta aprire la finestra, al supermercato ci vanno per la carne, il pesce, il superfluo, avendo i soldi per poter comprare, cioé qualcosa che nel resto dell’Argentina resta per molti un privilegio, se non addirittura un sogno.

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