LA CAUSA PERSA DELL’AVVOCATO CONTE

La crisi di governo ha, al suo centro, il travaglio dei Cinque Stelle e del loro leader, Giuseppe Conte.

Giuseppe (Giuseppi per gli amici, quelli di oltreoceano) era l’”avvocato degli italiani”. Era. Ma, adesso che provoca la crisi di governo, di chi è l’avvocato? Pardon, un istante: provoca o è spinto a provocare? Per sé, l’avvocato non litiga: assiste chi litiga. Non ammazza: difende chi ha ammazzato. L’avvocato, infatti, non prende lui l’iniziativa, ma asseconda, difende, consiglia chi l’iniziativa l’ha presa in proprio.

Anche in questi giorni Conte, in effetti, non ha preso l’iniziativa di aprire una crisi di governo. L’iniziativa l’hanno presa gli amici Cinque Stelle (oddio: “amici”, si fa per dire). Eppoi, non tutti gli amici Cinque Stelle, ma alcuni. I giornali compilano le liste dei Cinque Stelle che sono per la crisi e le liste di coloro che sono contro la crisi.

Conte, quindi, vive un vero e proprio dramma che, per lui, personalmente, diventa uno psicodramma. Per essere un buon avvocato dovrebbe prendere le parti di qualcuno, e quindi mettersi contro qualcun altro. In altre parole, dovrebbe mettersi a fare più il giudice che l’avvocato. Ma Conte-giudice mi fa venire in mente irresistibilmente la storiella nota. Si presentano al giudice due litiganti. Si fa avanti il primo e spiega le sue ragioni. Il giudice ascolta e sentenzia: hai ragione tu. Si fa avanti il secondo e spiega le sue ragioni. Il giudice ascolta e sentenzia: hai ragione tu. Alla scena assiste il figlioletto del giudice: “Ma papà, gli dice, come fanno ad avere ragione tutti e due?”. “Hai ragione anche tu”, sentenzia il giudice.

Ecco il dramma di Conte, “avvocato degli italiani”, o, perlomeno, avvocato della banda di litigiosi che sono i Cinque Stelle: per essere un buon avvocato dovrebbe fare il cattivo giudice, per essere un buon giudice dovrebbe fare il cattivo avvocato.

Fuori dalle immagini e dai loro giochi, mi sembra – mi sembra: ai competenti oltre che ai posteri l’ardua sentenza – che Giuseppe Conte non sia molto portato per la politica. E i Cinque Stelle, che hanno fatto dell’antipolitica il senso della loro politica, avrebbero bisogno non di Giuseppe Conte, ma di un Andreotti, di un politico abilissimo manovriero, capace di impossibili accordi. Ma i Cinque Stelle guidati da un Andreotti non sarebbero più i Cinque Stelle. E all’”avvocato degli italiani” resterebbe di tornare a fare, semplicemente, l’avvocato. E temo, nel mio piccolo, che sia quello che prima o poi dovrà inevitabilmente capitare.

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