LA CASCATA D’ORO SU MBAPPE’: INDIGNARSI E’ RIDICOLO

Che sia uno scandalo, non ci sono dubbi. Che abbia molti lati come un cubo, è altrettanto fuori discussione.

Kylian Mbappé, 24 anni il prossimo dicembre, considerato il più grande talento vivente del calcio stante il tramonto di Messi e Ronaldo, dopo aver dato la sua parola al Real Madrid ha cambiato idea: si è baciato la maglia, ha detto che Parigi è casa sua e ha accettato l’offerta del club della capitale francese, il PSG di proprietà della Qatar Investment Authority.

Si poteva rifiutare quella montagna di soldi? Si parla di 300 milioni alla firma e 100 milioni all’anno (fonti spagnole, irritate) per 3 anni, altre fonti scendono fino a 100 milioni alla firma e 50 a stagione, fluttuando tra acconti e stipendi vari, ma comunque nell’ordine delle decine, centinaia di milioni. Di più: Mbappé avrà pieni poteri di scelta dell’allenatore e di altre strategie societarie. Insomma un calciatore allenatore manager preparatore, forse anche medico e massaggiatore. Nel frattempo il PSG ha licenziato il direttore sportivo Leonardo e si accinge a dare il benservito anche all’allenatore Pochettino (quarta vittima sacrificale negli ultimi 5 anni, costellati di fiaschi a ripetizione in Champions League).

E’ insorto il presidente della federazione spagnola, la LIGA, indignato perché la stella più luminosa del firmamento ha tradito il Real Madrid: il signor Javier Tebas, ignorando che il club madrileno avesse offerto 200 milioni un anno fa per un giocatore in scadenza di contratto e avesse formulato a Mbappé un’offerta molto simile a quella del PSG, tuona e lancia accuse. In particolare ce l’ha con il CEO del PSG, Al-Khelafi, che denuncia per spese folli e lo considera “pericoloso quanto la Superlega”.

Una presa di posizione molto singolare, considerando appunto che il “suo” Real offriva una montagna di quattrini simile al giocatore e che proprio il presidente madridista, Florentino Perez, è la grande mente della Superlega. Che Mbappé rimanga di proprietà qatariota nell’anno dei Mondiali in Qatar diventa una singolare coincidenza, rispetto ad assegni e bonifici che riceverà sui suoi conti correnti. Che si indigni la LIGA spagnola, però, è un’ulteriore momento di surreale comicità in una vicenda in cui da ridere c’è davvero poco.

A parte la moralità, i valori del calcio, l’esagerazione folle e bla bla bla di varia altra natura ed estrazione, i significati politici della questione sono di una gravità assoluta, se si considera che l’UEFA finge di battersi da anni per il FairPlay Finanziario (come del resto del più trascurabile fairplay sul campo, altra battaglia strapersa).

In realtà, si tratta di uno degli organismi mondiali in cui sono stati rivelati e accertati più casi di corruzione. L’UEFA è ostaggio connivente dei club ricchi sfondati, non avendo alcun modo di frenarne spese, indebitamenti, trucchi che passano da sponsorizzazioni farlocche a rifinanziamenti mascherati.

A pagare sono stati i poveracci, primi tra tutte le società italiane, le quali peraltro a loro volta brillano per allegria spendacciona dato che nel nostro Paese le UEFA miopi, distratte e/o consenzienti sono diverse: Finanza, Federazione e Lega non sono per il calcio organismi di controllo, preferendo fischiettare guardandosi le unghie.

Per evitare lo sprofondo, prima o poi una Superlega da qualche parte nascerà. Non vi sono dubbi. Tra bande di scriteriati senza regole, è facile uscire dai binari della legalità per gestire in proprio gli affari, facendosi guerre di quartiere. Sento dire da quando ero bambino che – per i troppi soldi che girano – il pallone si sta sgonfiando. Senza freni prima o poi ci si sfracella. Non accadrà, fintanto che anche la gente fingerà di non sapere e continuerà ad andare allo stadio o a guardarsi le partite in tv. E se oratori, giardini, prati e campi di calcio sono deserti di ragazzi e ragazze per disaffezione e altri interessi, torneranno a riempirsi non appena realizzeranno quanto è facile arricchirsi tirando calci: al pallone e allo sport.

Indignatevi tutti quanto volete, ma se nessuno fa nulla almeno per provare ad aggiustarli, quei freni, continueremo a vivere schiacciati tra gli onnipotenti Al-Khelafi e gli strali ipocriti dei Tebas. L’olimpo eleggerà un’élite sempre più ristretta di Paperoni e noi ci terremo – se sopravviverà ai loro sprechi altrettanto disinvolti – la nostra miserabile serie A. Chi si accontenta gode, finché resterà qualcosa di cui accontentarsi.

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