LA BREXIT E’ UNA FUGA DALL’INCUBO ITALIANO

di TONY DAMASCELLI – Mai visti, prima di Tokyo, quattro italiani in fila e vincenti. Oro nel quartetto di ciclismo su pista. Oro nella staffetta quattro per cento di atletica.

Estate bellissima ma, nel caso secondo, ancora più dolce e perfida, perché un centesimo divide i vincitori dai perdenti. Chi sono questi? Ma i sudditi di Sua Maestà, sì proprio loro, il quartetto made in Great Britain, battuti di un centesimo, un sovrano battito di ciglia, un elegante respiro regale, una Brexit spettacolare. Battuti come a Wembley, un rigore ha deciso la storia calcistica italiana e la loro cronaca marrone, dico del colore tipico di chi scende dal podio e si sfila dal collo l’argento. Roba da dilettanti allo sbaraglio. A Tokyo si sono viste repliche fantastiche.

Nei cento metri Jacobs ha bruciato tutti, ma il british Hughes nemmeno è partito, squalificato per falsa partenza, lui che viene da Anguilla era anche prevedibile.

Eppoi è arrivata la staffetta, tra i quattro c’era di nuovo l’Anguillesco o Anguillaro, erano sicuri di avercela fatta, come a Wembley, pronti via ed è vinta. Poi i quattro azzurri dell’Apocalisse si sono organizzati come mai nella vita quotidiana del nostro Paese, belli, forti, veloci, rapidi, fulminei, precisi, disciplinati, passaggio di testimone perfetto, mica come certe pratiche negli uffici postali o nei tribunali, lentissime e macchinose, e il povero Mitchell Blake, convinto di vedere l’oro, ha visto Lui, di fianco, Tortu Filippo, prendergli il tempo e il naso.

Prevedo adesso inchieste e indagini sulle otto scarpette dei nostri, sui tatuaggi di Jacobs, sulle origini di Desalu, sulla magrezza di Tortu. Nel frattempo proseguono gli accertamenti sui guanti di Donnarumma e sui piedi di Bernardeschi. Si replica.

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