LA BATTAGLIA DI GIOVANNI CONTRO L’OMICIDIO POLPOSO

Giù le mani dall’octopus che sarà anche vulgaris, ma è pur sempre un polpo. Scendiamo in acqua e tuteliamo la specie, Giovanni (Storti), uno dei tre con Giacomo (Poretti) e Aldo (Baglio), ama la natura dovunque questa si manifesti e ha deciso di avviare una campagna tipo Salvate il soldato polpo. Il quale polpo ha otto mani o piedi, insomma tentacoli, ma deve arrendersi all’ingordigia degli umani che lo prendono, lo schiaffeggiano, lo scuotono eppoi pure lo cuociono, alla brace, in padella, in insalata, una tortura, una violenza premeditata, roba da quarto grado che non è la temperatura del forno.

Ora Giovanni lancia l’idea, caliamo a mare un duemila vasi o anfore che sono gli antri non naturali, dentro i quali il polpo si infila, sottraendosi alla caccia. Vanno però ricercate, sul mercato, coppe, giare, orci il cui prezzo tenderà a salire.

Prevedo che la campagna possa estendersi ad altri inquilini marini, già nella Puglia del sud, per anni tre, è severamente vietata la pesca dei ricci di mare, scomparsi cannolicchi e datteri, molluschi che andavano via come il pane ma oggi sono introvabili se non attraverso contrabbandieri clandestini.

Polpo libero, dunque, pronto ad infilarsi dovunque ma non più nelle nostre bocche, invidiato da cozze e vongole che invece sono a disposizione della qualunque.

Giovanni Storti è attore comico, dunque si batte contro l’omicidio polposo, però mi permetto di suggerirgli un dialogo in tema, recuperato sui social marini: “Senti, ma secondo te il marito di quello scorfano fa il polipo con quell’altra cozza?”, ”Non che io seppia”.

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