LA BABY-KILLER FERMATA DAL BABY-SAGGIO

di JOHNNY RONCALLI – Siamo dalle parti di Bassano, in provincia di Vicenza. Qualunque cosa voglia dire, la famiglia è di quelle perbene, così viene definita anche dagli inquirenti. Non è banale ricordarlo, a memoria del fatto che gli intenti malefici non sono esclusiva di frequentatori di bettole, loschi rigurgiti delle periferie o derelitte progenie in cerca di riscatto o di un riflettore.

Una ragazzina di quindici anni dunque, nessun sentore di devianza, dichiara di vedere all’orizzonte l’omicidio dei genitori. Dichiara anche di conoscere il sicario: lei medesima. Con il fidanzatino, progetta di far fuori chi l’ha generata, pur in assenza di moventi.

Non solo prospetta l’omicidio, sbandiera le nefaste intenzioni su Snapchat, applicazione social tra le tante, mettendo al corrente anche gli amici. Quando il gioco si fa pesante, uno di questi segnala tutto quanto ai carabinieri, i quali intervengono.

Un po’ quei genitori li ha uccisi davvero, la ragazza. Lei dice che non l’avrebbe mai fatto davvero, ma, in tutta onestà, dovrà ammettere che ha detto anche altre cose. Quelle cose.

Al vaglio anche la possibilità che vi sia un burattinaio della rete, in stile Jonathan Galindo, alle ingenue spalle della ragazzina e del suo sodale, si vedrà.

Poi possiamo passare anche noi al setaccio tutto quanto entra nella centrifuga di questa storia, gli adolescenti di oggi, la noia, il benessere, i social, i like, i genitori assenti, e il lockdown, la mancanza di valori, il nichilismo senza sapere cosa significa nichilismo e via all’infinito.

Ma in questa fiera delle atroci banalità, per quel che mi riguarda, vale la pena dedicare davvero attenzione all’elemento anacronistico della vicenda, l’amico che non si gira dall’altra parte, che non fa finta di nulla, che nel dubbio suona l’allarme.

Suona strano, uno che i messaggi li legge davvero, li legge oltre le lettere, oltre le sillabe, oltre le parole, scorge il pensiero che li ha generati e il male che potrebbe scaturirne. Le parole possono anche dare linfa a intenti solo fantasiosi, partoriti per gioco. L’amico non lo sa, nemmeno la ragazza ha consapevolezza della potenza delle parole, ma uno dei due non ci sta, esce dal coro, dal branco.

Se ne ricordino gli insegnanti e lo usino come esempio e modello, al posto di martiri e cavalieri.

Per qualcuno sarà lo sfigato guastafeste, ma nessuno potrà dire che è roba d’altri tempi.

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