Si può morire. A tredici anni. Addormentata, stordita, ubriaca sul sedile posteriore di un’automobile che viaggia a 150 chilometri all’ora.
La vita spericolata è una canzone, ma è pure l’esistenza veloce e, assieme, feroce che si è portata via una ragazza di prima media, una bambina avremmo detto una volta, che aveva scelto di trascorrere una serata uguale ad altre mille, vuote di tutto e piene di niente, musica, alcool, forse ancora altro, insieme con gli amici più “grandi” di età, ma più incoscienti e vigliacchi.
Jennifer era sgattoialata da casa senza nemmeno avvisare i genitori, sua madre era convinta che la figlia stesse dormendo nella stanza dove conservava libri e poster, ultime bambole di infanzia, specchi e pettini e spazzole per sentirsi più adulta.
L’autoradio trasmetteva musica a spaccare timpani e testa, sui sedili bottiglie di superalcolici, cimeli di una maledetta dolce vita, la strada, in curva, lungo la galleria, di notte, come un videogioco, uno degli amici fasulli filmava l’evento per poi girarlo su TikTok, farsi riconoscere sui social è un obbligo per chi non conosce il senso della vita, le immagini mostrano la pazza corsa conclusa nella tragedia, i due escono illesi dall’urto terribile, il codardo scappa dal Pronto soccorso per evitare il test dell’etilometro. Jennifer ha battuto la testa, continuando a dormire, gli occhi chiusi e le labbra ferme, il ricovero al Manzoni di Lecco, i carabinieri all’uscio degli Alcani, l’alba ha lo stesso buio della notte per una madre che apprende, stupita, sconvolta, stravolta che Jennifer non sta riposando nella camera dietro la porta chiusa, è in un letto di ospedale, sette giorni di come e di speranza inutile, la fine drammatica di una vita forse mai incominciata, giorni fragili sognando isole del tesoro, adolescenza bruciata nella grande illusione che non ha un risveglio.
Voglio una vita che se ne frega, che se ne frega di tutto sì, voglio una vita che non è mai tardi… o forse non c’incontreremo mai, ognuno a rincorrere i suoi guai. Tra due mesi Jennifer Alcani avrebbe compiuto quattordici anni. Per la sua vita ormai è troppo tardi.