Ricapitolando, tanto per non perdere il filo, anche perchè dopo tutto c’è in ballo la vita dell’Occidente, cioè la nostra.
Allora: c’è Putin ringalluzzito da Trump, un presidente illuminato che accetta l’equo accordo sull’Ucraina dettato da Putin. C’è appunto Putin che si gonfia come una rana e torna a fare il gradasso, rinforzato dal nemico nelle sue mire espansioniste, pronto ad allargare il suo esercizio commerciale di invasore a colpi di siluri sugli ospedali e sulle scuole.
Poi c’è Mattarella, presidente nostro: in un discorso che spero diventi memorabile all’università di Marsiglia (forse anche perchè in Italia non gli danno molto ascolto), in questo discorso dice chiaro e tondo, senza eufemismi diplomatici e calcolini prudenziali, come sta la situazione, e cioè che Putin è un dittatore, un invasore, purtroppo ultimamente legittimato dai nuovi tekno-feudatari d’America, quelli pieni di soldi e di brame che usano Trump come il proprio ariete. E’ un discorso che andrebbe girato persino a sua santità il Papa, come master in giustizia e libertà, sperando che anch’egli là dentro il Vaticano superi la fase prudenziale e tremebonda di questi due anni, durante i quali non ha mai usato una sola volta il nome Putin, parlando sempre di guerra e non di invasione, citando a ciglio umido la “martoriata Ucraina” come fosse un Paese investito da alluvioni e terremoti (per la serie evangelica “il tuo parlare sia sì sì, no no”).
E poi, ancora: c’è la Russia che investe di maleparole Mattarella, gli dà del blasfemo e del vergognoso (e certo, va capita la sorpresa, la Russia è abituata alle riverenze papali), ma c’è Mattarella che a questi toni truculenti risponde francescanamente dall’alto della sua statura morale, con un sorriso e con “estrema serenità” (lo stato d’animo riservato all’uomo davvero libero, che non pensa per calcolo e convenienze, ma solo per cercare la verità).
E poi, infine: c’è la premier Meloni (a capo di un governo che per almeno la metà ama Putin, citofonare Salvini), la Meloni che si affretta a difendere Mattarella, parlando di offesa a tutta l’Italia. Ho fatto uno studio per accertarmene, posso confermarlo: questa Meloni è la stessa che amoreggia e fa pucci-pucci, con tanto di mano nella mano e bacini-bacini, nelle cene e nei galà, in ginoccio davanti ai Trump e alla sua combriccola di miliardari svalvolati, “con Musk siamo amici, che c’è di male”, o yes. Cioè, sempre per non perdere il filo: la Meloni difende Mattarella e l’Italia dagli insulti di Putin, il quale Putin è lingua in bocca con Trump&Musk, i quali sono lingua in bocca con la Meloni.
In questo pericoloso teatro dell’assurdo è ancora difficile tirare conclusioni. Una, però, sì: ancora una volta l’Italia è con tutti e con nessuno, è un po’ bianca e un po’ nera, un po’ di qua e un po’ di là. La classica posizione di chi vuole piacere a tutti, finendo per non piacere a nessuno. Siamo irrimediabilmente fermi a un eterno 8 settembre. La giornata fondativa dell’Italia sgualdrina.