ITALIA-ESTONIA, NON ERA FACILE…

di TONY DAMASCELLI – Momenti irresistibili durante Italia-Estonia, amichevole di lusso. Roberto Mancini, assente per positività da Covid19, ha lavorato da remoto collegandosi via telefono, forse whatsapp e affini, con i tre che lo rappresentavano a bordo campo. Tali erano Evani Alberico, Vialli Gianluca e Oriali Gabriele, attenti a non smarrire la connessione anche perché gli estoni molestavano i nostri compatrioti con azioni di aggiramento. In verità ad attutire l’angoscia ci hanno pensato gli inviati Rai Alberto Rimedio e Antonio Di Gennaro, i quali hanno lamentato il fatto che: «… non è un momento facile per il calcio estone… ». Ah, però, non ci aveva pensato nessuno, nemmeno a Tallin e provincia.

Ridotta la tensione, siamo tornati a concentraci sui tre di cui sopra: Evani porta il nome di battesimo Alberico, come un elfo, ha la faccia acconciata che lo fa assomigliare a un identikit, tra baffi e occhiali e capello fluttuante; di fianco Oriali se la tira come un modello di Dolce&Gabbana, mai una piega alla bocca, mai una ruga sulla fronte, la profonda espressione ricorda al mondo che il doppio lavoro, Inter e nazionale, rende riflessivi e saggi come accadde nel mondiale dell’82, quando don Abbondio Lele se la svignò dinanzi alla prospettiva di marcare Maradona e Zico e consegnò l’impegno a Gentile, per fortuna nostra. Vialli, alle spalle di tutti, era un bambino che ha ritrovato il senso della vita e su di lui nulla si può e si deve aggiungere se non un augurio.

Di certo Mancini da remoto deve aver raddoppiato la propria attenzione, perché Evani da solo non ce l’avrebbe mai fatta e Oriali era troppo preso dal trucco e parrucco nella sua recita eterna. Capisco lo sforzo, dunque, le reni dell’Estonia sono state infine spezzate, ora si viaggia con piena fiducia per affrontare la Polonia e poi la Bosnia Erzegovina, avversari che, prevedo le parole di Rimedio and Di Gennaro, stanno attraversando un momento più felice di quello degli estoni. Sarà battaglia, dunque, stringiamoci a coorte e speriamo che il cittì guarisca al più presto, in modo da togliere l’ansia al povero Alberico che odia farsi chiamare Bubu e preferisce Chicco. Avessi detto.

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