“ITA”, MEZZA ALITALIA NON SOLO NEL NOME

di GHERARDO MAGRI – Il nome della cosiddetta start-up, costola della compagnia di bandiera Alitalia, è una parola tronca: Ita. In realtà è un acronimo (Italia Trasporto Aereo), ma sembra più un diminutivo, soprattutto quando c’è di mezzo una parola importante come Italia.

Leggendo i punti chiave del nuovo business plan appena svelato, la parola che stravince è “dimezzare”. Dagli attuali 10.500 dipendenti si passa a 5.200, dai 104 aerei si taglia a 52 e via con la sforbiciata delle rotte, che si concentreranno su quelle più redditizie. Sono previsti investimenti per 3 miliardi di euro per il vero rilancio, che prevede il break even (pareggio costi-ricavi) nel 2023. Nel frattempo, bisognerà darsi da fare per trovare un solido partner internazionale, indispensabile per assicurare un futuro sostenibile alla nuova società.

I sindacati hanno già soprannominato la nuova creatura “mini-Alitalia”, ed è effettivamente una descrizione parecchio oggettiva. Cancellati i grandi sogni del vettore tricolore che trasporta milioni di visitatori nel Belpaese, sparita l’idea di competere con i grandi player europei o mondiali, archiviato per sempre il piano di resuscitare così com’è una compagnia soltanto accumulatrice seriale di perdite. Perlomeno c’è il coraggio di annunciare ciò che nessun predecessore ha mai osato dire: senza un drastico taglio di costi (e di personale), non si va da nessuna parte. Merito a Caio e Lazzerini (rispettivamente Presidente e AD) di giocare a carte scoperte.

Quello che (ancora) non si riesce bene a capire è se una cura da cavallo del genere manterrà in vita il quadrupede stesso. Sì, perché il piano è lacrime e sangue nel breve-medio, ma poi si legge nelle dichiarazioni “creerà valore e occupazione nel lungo periodo”. Insomma, un modello fisarmonica. Oggi si comprime e domani si espande. Tutto questo si potrà fare solo con l’accordo dei sindacati, già sul piede di guerra. E si dovrà portare a termine con un management in grado di reggere le due fasi opposte e, per finire, bisognerà battere una concorrenza col coltello tra i denti. Soprattutto compagnie low-cost, già a loro agio nel tirare la cinghia. Loro non saranno spettatori inermi della nostra auspicata rinascita, cercheranno di approfittarne.

Nella sede romana di Alitalia, chiamata con carineria “Alcatraz”, dove nessuno è riuscito mai a ridurre di un centimetro quadrato una sola scrivania, è lì che inizierà il primo e più importante stress test interno. Dopo tanti buchi nell’acqua e una passerella infinita di commissari e top manager, c’è bisogno di vedere subito qualche segnale positivo e concreto. Uno di questi poteva essere un gesto simbolico da parte del nuovo management di contenimento-riduzione dei propri emolumenti, almeno fino a risultati raggiunti. Al momento, non risulta.

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