IPOCRISIA DI FRANCIA

Lo sappiamo noi per primi: se Salvini ogni tanto assaporasse il gusto di starsene fermo e muto, magari leggendosi un libro in santa pace, evitando di fare il gradasso sui social con i suoi commenti spacconi, magari potremmo evitarci qualche grana internazionale. L’ultima, per esempio: quando non è riuscito a trattenersi dal girare subito in trionfo personale la decisione francese di prendersi una nave di migranti, commentando “bene, la musica è cambiata”.

Detto questo, in attesa che la Meloni o chi per lei riesca a imbavagliarlo almeno a giorni alterni, resta il fatto: innegabilmente, questi francesi la stanno mettendo giù davvero un po’ dura. Non serve essere meloniani viscerali per notare che la Francia non ha alcun titolo per darci le sue lezioni con la puzza sotto al naso, in nome di una superiorità intellettuale e morale che sinceramente non ha, perchè la Francia come l’Italia e come tutti i Paesi europei, specie sulla questione migranti, non ha alcun titolo per salire sul pulpito.

Proprio in queste ore, le agenzie battono le notizie sull’arrivo della Ocean Viking a Tolone, specificando subito che i 230 migranti disgraziati non sono comunque “ammessi sul territorio francese”, ma collocati in una non meglio precisata “zona d’attesa internazionale”, e chissà se è poi la stessa messa in piedi a Ventimiglia e a Calais, tra cartoni e randellate, come giustamente ha rilevato non La Russa o un Fratello d’Italia fanatico, ma Emma Bonino, una signora che sui diritti umani e sull’umanità in genere non ha niente da imparare da nessuno, tanto meno dai francesi.

Sotto tutti i punti di vista, questa Francia offesa e permalosa, maestrina con la matita rossa, fa acqua da tutte le parti. Non ha nemmeno tanto significato stare qui a quantificare meriti e demeriti, come inevitabilmente ha fatto la Meloni per legittima difesa, ricordando che noi dagli inizi dell’anno abbiamo accolto 90mila migranti e la Francia 38. Non è una questione di numeri, non è bello mettersi le medaglie sulla pelle degli sventurati. Qui, piuttosto, in ballo c’è la solita questione, sostanziale e indiscutibile: l’Italia deve accogliere e il resto dell’Europa si volta dall’altra parte. E’ questo in definitiva il modello di accoglienza che ha in mente Macron, e con lui tutta la Francia moralista e saccente. Una cosa che va avanti solo da trent’anni, anno più anno meno.

Allora mettiamola così: Salvini ha perso un’altra occasione per chiudersi in casa e smetterla di fare il bullo, ma la Francia ne ha persa una per arrossire e vergognarsi, almeno un po’. D’altra parte non c’è nulla di sorprendente, in questi migranti accolti e subito girati “in una zona d’attesa internazionale”: è più facile che il cammello passi dalla cruna di un ago che un francese la smetta di fare l’ipocrita. Non sta scritto nel Vangelo, è storia.

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