di DON ALBERTO CARRARA – “Preghiamo perché i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa”. Così papa Francesco al termine dell’Angelus. E ha aggiunto: ”Dobbiamo promuovere l’integrazione delle donne nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti”. E ha concluso: “Senza cadere nei clericalismi, che annullano il carisma laicale e anche rovinano la faccia della Santa Madre Chiesa”.
Da notare che il Papa non dice che le donne devono fare di più, perché, nella Chiesa, fanno già moltissimo. Se nelle nostre parrocchie le donne facessero una specie di sciopero di genere e si rifiutassero, in massa, di fare alcunché, le parrocchie, tutte le parrocchie, dovrebbero chiudere i battenti. Un mio amico prete dice che, in quel caso, resterebbero in piedi, forse – forse – il consiglio per gli affari economici e il gruppo che, all’oratorio, cuoce le salamelle per le feste della comunità. Dunque non è questo il problema. Non si chiede di più a chi fa già moltissimo.
Il Papa ha parlato di attribuzione di responsabilità. Le donne, mediamente, fanno moltissimo e decidono pochissimo. Come mai? Semplice. Nella Chiesa il potere viene esercitato da preti. I preti sono maschi e le donne non sono preti. Elementare, Watson.
Ma è proprio una situazione che non si può in nessun modo cambiare? Chiaramente no. Intanto non è necessario essere prete per esercitare il potere nella Chiesa. Niente vieta che sia una donna a presiedere un consiglio pastorale o un consiglio per gli affari economici. La legge non lo prevede? Non mi risulta. In ogni caso, se una qualche legge o una inveterata prassi non lo prevede, si cambia la legge e si inaugura una prassi nuova. E se non si cambia la legge è perché non si vuole cambiare la situazione e si vuole rendere ancora più inveterata la prassi.
D’altronde non è un caso che il Papa raccomandi una significativa attribuzione di responsabilità alle donne e, nello stesso tempo, metta in guardia dai pericoli del clericalismo. È proprio il clericalismo, infatti, che rende difficile attribuire responsabilità nuove alle donne. Se chi detiene il potere non accetta di dividerlo, non cambia nulla e la gestione del potere resta la stessa. Le donne avranno ruoli nuovi nel gestire la Chiesa solo se i ruoli vecchi verranno radicalmente ripensati.
Dunque: è scorretto non attribuire responsabilità nuove alle donne solo perché le donne non possono essere ordinate al sacerdozio. Se non lo si fa, non è perché misteriosi motivi teologici lo vietano, ma, banalmente, perché non lo si vuole.
E anche sui motivi teologici, forse, ci sarebbe da dire qualcosa. Si afferma che l’ordinazione sacerdotale delle donne non è possibile perché Gesù non ha scelto donne tra i suoi apostoli e, poi, perché duemila anni di prassi della Chiesa, e i molti e pesanti pronunciamenti fatti, pesano. Ma: Gesù, quando ha scelto solo maschi come apostoli, voleva che fosse così per sempre oppure lo ha fatto perché la situazione culturale del suo tempo rendeva impossibile una scelta diversa? E poi: gli stessi documenti della Chiesa dicono in maniera definitiva che la scelta fatta finora è definitiva?
Sono un incompetente in materia. Ma, in questo caso, solo in questo caso, me ne vanto. Perché quelle domande di una semplicissima ovvietà non sono solo mie, ma di molti altri normali credenti come me. E i normali credenti obbediscono alla Chiesa. Obbediscono anche quando non capiscono i motivi per cui devono obbedire. Nello stesso tempo, però, mantengono la libertà di porsi quelle domande, per rendere il più possibile ragionevole la loro obbedienza.
Grazie mille, condivido in toto, sei l’unico che sento battere sul tasto giusto con il Papa. Le donne saranno discriminate nella società ma non nella chiesa. Chiesa femminile puerile e senile dice un pò come la penso io.