IO PROF ANARCO-INDIVIDUALISTA PROVAX

di MARCO CIMMINO – Facciamo la solita, inevitabile, premessa: io mi sono vaccinato. Non perché abbia fede cieca nella scienza, ma perché, se lo Stato mi dice di vaccinarmi, io mi vaccino: l’ho fatto decine di volte, tra i sei mesi e i sessant’anni. Quando ho fatto la naja, mi hanno inoculato una siringata da cavallo di una broda che, probabilmente, conteneva di tutto, dagli antiparassitari al succo di mela: non solo sono sopravvissuto, ma da quarant’anni non ho neppure un’influenzina, di quelle di una volta. Quindi, sono un vaccinato recidivo: prendetene buona nota. Sono sopravvissuto a Prodi e a Berlusconi: cosa volete che mi spaventi l’Astra-Zeneca?

Ora, però, la questione è un’altra: coloro i quali debbano, per mestiere, essere in contatto con la più varia umanità, possono decidere autonomamente se vaccinarsi contro il covid19 oppure la vaccinazione ha da essere obbligatoria? L’anarco-individualista che si nasconde dentro di me risponderebbe che nessuno può essere obbligato a curarsi contro la sua volontà e, perciò, neppure a vaccinarsi. Però, c’è una vocina, meno tonante, ma più insistente, che mi sussurra: come fanno un medico o un infermiere a non vaccinarsi? Eggià. E lo stesso mi pare si possa dire per gli insegnanti, che lavorano per ore in ambienti chiusi con decine di ragazzi, che, proprio perché giovani, possono benissimo essere del tutto asintomatici e diffondere il maledettissimo virus. Intendiamoci, dopo i salti mortali fatti dalle scuole in questi diciotto mesi di tregenda, mi sento di dire che, se c’è un ambiente sicuro, quello è l’ambiente scolastico: esiste, tuttavia, l’imponderabile, specie sui grandi numeri. E molti insegnanti sono anzianetti e, magari, nemmeno in formissima: e qui si aprirebbe la parentesi sul turnover, su cui, magari, torneremo un’altra volta.

Comunque, per restare in tema, gli insegnanti sono elementi a rischio, vuoi come vettori vuoi, soprattutto, come potenziali vittime: io sono pressochè immortale, come vi ho detto, e perciò non faccio testo. Ma mica tutti sono come me. E, scherzi a parte, io gli insegnanti li vaccinerei d’ufficio: troppo alto il rischio di dover richiudere le scuole, del tutto insignificanti gli altri rischi legati ad effetti collaterali del vaccino. E, comunque, ogni giorno, si muore di fatica e di rabbia, di crepacuore e di noia, in questa benedetta scuola italiana: credo che le reazioni vaccinali siano davvero l’ultimo dei problemi.

Non crediate che il mio sia fatalismo: quando penso a uno Stato che manda in cattedra, in fabbrica o sui trabattelli persone di sessantasette anni, salvo poi definirle “fragili”, mi incazzo come uno gnu. Ma, alla mia età, ne ho viste di tutti i colori, epidemie comprese: li ho visti gli alpini morire di meningite, per intenderci. E, quando si ragiona collettivamente, bisogna raddoppiare il buonsenso e comprimere il proprio ego, compreso l’ego libertario.

Dunque, io imporrei agli insegnanti, come ai medici o agli infermieri e, più in generale, a chiunque abbia contatti prolungati e diretti con un pubblico a rischio, la vaccinazione obbligatoria. Non ho percepito come un vulnus alla Costituzione l’antipolio e l’antitetanica, così non vedo ulteriori ferite alla Carta causate da questo vaccino. Mi pare, piuttosto, che tutta questa infinita querelle tra antivax e provax sia semplicemente figlia di quest’epoca balorda, in cui tutto pare diventato arbitrario e, in mancanza di figure autorevoli, ognuno si senta il capitano di se stesso. Salvo inseguire il primo santone che passa per strada. E, per questo, purtroppo, non ci sono vaccini.

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