IO E IL COVID: DIARIO / 5

Diciamolo subito: avrei voluto salutare il 2022 in un altro modo. Ma se c’è una cosa che abbiamo imparato in quasi due anni è il sapersi adattare e andare avanti accontentandoci anche delle piccole cose. Ci siamo allenati molto e chi ha voluto trarne qualcosa di buono ha alimentato la propria forza interiore, che spesso sottovalutiamo.

Mi dico, per rincuorarmi, che capodanno è in fin dei conti un giorno come gli altri, non mi sono perso un granché. Sono passati i tempi dei festoni no-limit di quando si era giovani. In più, un effetto del Covid è avermi fatto perdere letteralmente il conto dei giorni, confondo i lunedì con i venerdì, e il calendario è diventato un vero strumento di consultazione per sapere che data è oggi.

Un sacco di attenuanti, penso, è umano. La storia della volpe e l’uva.

Provo allora a  guardare le statistiche, una mia passione da sempre, per darmi sostegno. A fine anno risultano vaccinati con due dosi 48.4 milioni di italiani (il 78%- 80%- 86% di copertura a seconda se si prende tutta la popolazione, gli over 5 anni e gli over 12), 19.5 milioni hanno già fatto la terza dose e quasi 5 milioni sono stati contagiati almeno una volta dall’inizio della pandemia. Aggiungiamo che il 74% dei ricoveri in terapia intensiva è composto da chi non è vaccinato e che il rischio di morte è 16 volte più alto rispetto a chi è vaccinato.

I decessi sono ancora tantissimi: ogni giorno, come un macabro metronomo, i numeri ci ricordano quanto dobbiamo fare ancora. I dati sono incontestabili, ma sappiamo che non hanno la forza da soli di convincere gli agnostici.

Dopo tutto, ciò che conta di più è forse l’esperienza di un “Covid leggero” come il mio dopo tre dosi (meno per mia moglie Donatella, risultata anche lei ufficialmente positiva: due dosi invece di tre l’hanno protetta meno?), che ti evita di finire in ospedale e di stare malissimo a casa. Se bastano cure base con farmaci elementari – ad esclusione delle punture di eparina per fluidificare il sangue -, si può parlare sul serio di un raffreddamento-influenza. I vaccini funzionano eccome. Punto.

Con la diffusione esplosiva delle ultime varianti dovremmo tornare al primo lockdown per bloccarle, sotterrandoci in casa a doppia mandata questa volta. Impossibile e inutile. Meglio continuare a proteggerci con i vaccini e affrontare “serenamente” la casualità di poter contrarre il virus: questo vuol dire conviverci, forse.

Scansati i rischi più gravi, rimangono da curare gli effetti collaterali: una profonda debolezza, uno svuotamento completo di forze, un ottundimento sensoriale globale, come vivere sott’acqua. Non bisogna farsi trascinare in basso verso una sorta di lobotomia sociale. Fondamentale è aggrapparsi a chi ti sta vicino, cercando insieme di riemergere con coraggio. Sfruttare quella corteccia che ci siamo messi in tutti questi mesi ed estrarre l’energia che ci serve.

Il 2022 diventa il terzo anno nella nuova numerazione pandemica, facciamolo diventare il primo per riprenderci in mano la nostra vita. E smettiamola di parlare di normalità, siamo andati ben oltre.

(5 – fine)

IO E IL COVID: DIARIO / 4

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