È complicato parlare di calcio, di sport, a chi non può fare la corsetta al parco e ancora e soprattutto a chi ha problemi per arrivare a metà mese, perché siamo ai primi di aprile e la fine sembra lontana. È molto difficile non pensare ai bambini e agli anziani, ai morti nei sacchi neri, parenti e amici ignari e lontani, e alla solitudine, è devastante. Ma è per questo che io non prendo questa quarantena, questa costrizione ai domiciliari, come un carcere ma come una difesa, come una sfida a questo schifoso subdolo virus che in casa mia, ci può giurare, non entrerà in nessun modo. Penso alla fortuna di poter combattere da una scrivania o da un divano, perché chi è fuori muore.
Posso rinunciare alle mie passioni? Alle vecchie finali di Champions in tv, ai film, ai libri che parlano d’amore e di avventura, all’arte? E allo sport? E alla musica, soprattutto. Alla musica. Che c’entrano questi che strimpellano dalle case e dai balconi di tutto il mondo, famosi e dilettanti? Che c’entrano con la crudeltà di questa difesa a oltranza cui non siamo costretti, ma che dobbiamo invece sacrosantamente esercitare per difenderci … e attaccare questo verme invisibile e vigliacco?
Ci sarà una vita. Dopo ci sarà una vita. Dobbiamo crederci. E io non voglio arrivarci, già impoverito come sono dall’angoscia e dai defunti, con il cuore stracciato e l’anima vuota. Dalle mie quattro mura preservo la salute e la speranza. E le mie passioni. Il calcio fa parte di queste, e io ne parlo. Anche se faccio fatica. Ne parlo.
Sono ultrappassionato di calcio, ma mai come stavolta non mi manca, la preoccupazione per tutto il resto è troppa, mi vien davvero difficile parlare di calciomercato, l’unica cosa che stiamo riuscendo a fare con gli amici è un FIGUQUIZ sui calciatori, chi vince fa una donazione per il COVID-19.
Lo facciamo dopo le 18:00 per alleviare lo strazio dei numeri della protezione civile..