INUTILE ILLUDERSI: GLI STATES POSSONO SPARARE SU TUTTO, TRANNE CHE SULLE ARMI

Sono tanti i motivi di indignazione per l’ennesima strage in una scuola negli Stati Uniti, tanti e infinitamente desolanti, perché tra qualche settimana sarà tutto uguale a prima, fino alla prossima.

Lo sfiancante dibattito sul facile accesso alle armi, ad esempio, talmente sfiancante da risultare ridicolo, non se ne esce. Gli appelli dei democratici e dello stesso presidente americano sono gli stessi da decenni, accorati e accusatori fin che si vuole, ma da questa parte dell’oceano appare chiaro che non si muoverà nulla e lo si comprende in modo definitivo e inequivocabile quando autorevoli rappresentanti repubblicani indicano la necessità di armare gli insegnanti come soluzione del problema.

Non fossimo in piena tragedia verrebbe da sorridere, ma sono dichiarazioni che suggeriscono come non ci sia possibilità di arretramento: mercato delle armi, affari che non possono subire battute d’arresto, anche perché di quell’elettorato e di quei finanziamenti si nutre il Partito Repubblicano, e un atavico senso della libertà che per gli americani si traduce, per Costituzione ma anche e soprattutto per mentalità, nel libero possesso di armi, illimitatamente. Piaccia o meno, con questo bisogna fare i conti, piaccia o meno, è anzi sorprendente che le stragi e gli omicidi non siano ancora più numerosi.

Quindi sì, certo l’economia, l’avidità, ma anche la cultura del cowboy sempre pronto a sparare se necessario, o comunque incline a costruirsi il proprio arsenale, anche smisurato, in nome di una libertà che, nei casi più estremi, non abita troppo lontano da certe posizioni allergiche a qualsiasi obbligo o regola, posizioni che abbiamo conosciuto bene in questi due anni abbondanti di pandemia.

Ascoltiamo Biden e il senatore Murphy indignati e li vediamo puntare il dito, ma la sensazione è che se ora debba inevitabilmente sentirsi forte la loro voce, tra qualche tempo sarà comunque quella del governatore del Texas Greg Abbott a prevalere, una voce che invita ad armarsi e a continuare a farlo, una voce con un enorme credito tra la popolazione e che proprio in questi giorni tuonerà dal palco dell’incontro annuale della National Rifle Association, la principale associazione americana a supporto dei possessori di armi.

Ci si può indignare per questo e per altro ancora, anche per l’indignazione stessa dei democratici: per qualcuno, le lacrime di coccodrillo che puntualmente accompagnano queste tragedie sono curiosamente sorprendenti, in una nazione che rifocilla di armi Paesi in guerra e su quel mercato prospera, ma francamente, credo che la critica possa essere anche più feroce. Davvero la civiltà di una nazione può essere talmente incardinata sul possesso delle armi, da non riuscire più a distinguere, e ad agire in conseguenza, tra una guerra e un diciottenne che imbraccia una mitraglia e compie l’ennesima strage in una scuola? Evidentemente può, perché lo è da sempre e da quella posizione non intende muoversi.

Rimangono i volti e le storie di quei bambini cancellati per sempre, con l’ultima indignazione da riservare al “Corriere della Sera”: a fianco della pagina con le immagini dei bambini ammazzati, con le loro piccole grandi vite raccontate in poche righe, campeggia a tutta pagina la pubblicità del profumo di un notissimo stilista, spiaggia da sogno e venere distesa che lancia uno sguardo ammiccante.

Ingenuo non poco il sottoscritto, mi rendo conto, ma trovo comunque irrispettoso e sgradevole l’accostamento, come accade ogni volta che sui giornali qualcosa di frivolo compare a corredo di una morte, una tragedia, una vita che se ne va.

Ma questa forse è un’altra storia, un’altra indignazione, comunque una delle tante.

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