Valditara è solo Valditara: né più né meno. E’ un portavoce: uno che si fa consigliare, come tutti i Ministri e, massime, quelli della Pubblica Istruzione, che, per solito, di Pubblica Istruzione sanno poco o nulla. Perciò, se va al Teha Forum di Cernobbio a straparlare di intelligenza artificiale nella scuola e di personalizzazione della didattica, non c’è né da stupirsi né da preoccuparsi: è la solita sparacchiata a vanvera che finirà nel nulla. Speriamo.
Immaginatevi un insegnante, entrato a calci nel preterito nel mondo della scuola, che confonde Catilina e la Catalogna e che utilizzi l’intelligenza artificiale per personalizzare la didattica dei propri discenti: ve lo state immaginando? Bene, ora potete pure smettere di ridere. Quello che Valditara definisce come un proprio “must” altro non è che l’ennesimo tonneau cui si sottopone questa povera scuola: ieri andava di moda, chessò, la didattica breve, ieri l’altro l’approfondimento, stamattina la didattica personalizzata e, oggi pomeriggio, l’intelligenza artificiale: vuoi non infilarla nel mare magnum delle peculiarità scolastiche? Che, poi, non sono peculiari nemmeno un po’.
Ve ne racconto una. Anni e anni fa gli insegnanti subirono l’ennesima furbata didattica, questa volta da parte dell’Europa, nientemeno: si chiamava “Progetto Leonardo”. Era un carrozzone plurinazionale, che coinvolgeva un certo numero di insegnanti, più o meno raccomandati, che andavano in giro per il continente ad incontrarsi in improbabili consessi, in cui nessuno capiva una cippa di quel che diceva l’altro, ma tutti sorridevano e si scambiavano gli indirizzi. “Mai più un giovane europeo senza progetto di lavoro”, recitava l’impresa.
Continuate a ridere? Vi capisco, ma andiamo avanti. Dall’analisi di libri bianchi elaborati dai singoli Paesi, emergeva un dato: siccome, però, quel dato faceva a pugni con l’obbiettivo del progetto, i libri bianchi vennero tranquillamente ignorati e si pervenne al risultato finale, peraltro già stabilito prima di tutto il cinema. Lo studente non poteva essere istruito in base alle esigenze produttive del territorio, ma doveva essere dotato di un’elasticità tale da poter affrontare qualunque sfida, con pari energie e pari competenze. Bellissimo, nevvero? Peccato che non funzionasse, ma questo, nel mondo della scuola, è del tutto irrilevante.
Orbene, quest’anno la direttiva ministeriale, ovvero dell’ineffabile Valditara, con i suoi must, e di tutto il circo Barnum che gli ruota attorno, è quella di indirizzare la formazione degli studenti verso le esigenze della filiera e del territorio. Insomma, l’esatto contrario di ciò che pareva il vangelo qualche annetto fa. Contrordine compagni! E poi volete che gli insegnanti, là in trincea, non si vedano cascare le braccia? La sensazione diffusa è che questi navighino a vista, sull’onda delle mode, più che su quella del buon senso e del sapere.
Quindi, ne deriva che anche questa sciocchezza dell’intelligenza artificiale vivrà la breve estate della moda: per qualche anno verranno gettati via dei milioncini di euro, che potevano significare banchi, sedie, lavagne, computer, per formare un manipolo di docenti, fintamente ispirati, fintamente interessati, sull’uso di uno strumento che non servirà a nulla, perché nessuno se ne saprà servire nel modo giusto. Si organizzeranno simposi, convegni webinar, in cui sedicenti esperti spiegheranno agli insegnanti come e perché si deve personalizzare la didattica con l’intelligenza artificiale: e saranno gli stessi che spiegavano loro l’elasticità o la filiera. E loro, tra lo scoraggiato e l’umiliato, li ascolteranno pontificare, seduti scomodamente nei loro meravigliosi banchi a rotelle, rimpiangendo l’epoca remota delle borse della Falcucci e dei tailleurs della Moratti. Meglio mille volte una naturale stupidità che un’intelligenza artificiale, verrebbe da dire.