INSETTI NEL MENU: DAL “FARM TO FORK” AL “FEAR TO FORK” E’ UN ATTIMO

Negli ultimi anni, il consumo di cibo a base di farina di insetti è stato promosso come una soluzione sostenibile, e per alcuni improcrastinabile, grazie al presunto minore impatto ambientale del sistema produttivo, all’elevato valore nutrizionale degli insetti (?) e alla necessità di sfamare una sempre maggiore massa di persone.

Il recente via libera alla commercializzazione della polvere di larve intere di Tenebrio Molitor (tarma della farina) trattata con raggi UV, ha rinfocolato, specie in Italia, un acceso dibattito, influenzato soprattutto da fattori culturali e dalla neofobia alimentare, ovvero il rifiuto di cibi nuovi o insoliti​.

In molta parte dell’opinione pubblica nostrana alligna un forte e condivisibile dissenso per questi alimenti, accompagnato da un profondo disgusto, che, badate bene, non è un sostantivo scelto a caso, ma un termine ampiamente utilizzato dalla comunità scientifica per sottolineare uno dei maggiori ostacoli all’introduzione del cibo contenente farina di insetti su ampia scala nella nostra dieta.

La vulgata a favore del consumo di alimenti a base di insetti viene corroborata dalle loro presunte qualità nutritive, con particolare riferimento a contenuto di proteine, grassi, fibre, vitamine ed elementi minerali.

Viene da più parti sostenuto che dal punto di vista nutrizionale farine di grillo e larve di Tenebrio molitor offrono un profilo proteico simile a quello della carne e del pesce, ma con un minore impatto ambientale.

Ma la scienza fornisce anche elementi di rischio associati al consumo di insetti, legati soprattutto alle possibili reazioni allergiche, specialmente nei soggetti allergici ai crostacei, poiché condividono alcuni antigeni simili. Pericoli legati anche alla presenza di metalli pesanti, micotossine o batteri che possono rappresentare un rischio, soprattutto se gli insetti non sono allevati e processati correttamente.

Una recente pubblicazione dal titolo “From fear to fork — exploring food neophobia and the inclination towards entomophagy in Italy” (Tolve et al., 2025) ha indagato su come i fattori sociodemografici, le preferenze alimentari e le caratteristiche individuali influenzino la neofobia alimentare e l’accettazione di alimenti a base di insetti tra i consumatori italiani.

Da un punto di vista legislativo, in Europa il consumo di insetti è regolato dal Regolamento UE 2015/2283 sui “Novel Foods”. Attualmente, quattro specie di insetti sono autorizzate per il consumo umano:

  • Tenebrio molitor (larva della farina);

  • Alphitobius diaperinus (piccolo verme della farina);

  • Acheta domesticus (grillo domestico);

  • Locusta migratoria (cavalletta migratoria)​.

Nonostante la regolamentazione e le vaghe e premature rassicurazioni fatte dagli organismi UE, in Italia l’entomofagia incontra forte resistenza. La ricerca ha mostrato che il 33% degli italiani è fortemente contrario al consumo di insetti, principalmente per motivi culturali e di neofobia alimentare. Tuttavia, la percentuale di persone disposte a provare prodotti a base di insetti è in crescita, soprattutto tra i giovani e i consumatori più attenti alla sostenibilità​.

Secondo lo studio, i giovani (26-45 anni) e le persone con un livello di istruzione più elevato mostrano una maggiore apertura verso gli insetti commestibili. Inoltre, i prodotti a base di farina di insetti (come pasta e snack) risultano più accettabili rispetto agli insetti interi.

D’altronde assistiamo ad un cambiamento epocale e rapidissimo nelle abitudini alimentari dei più giovani. Pokè, sushi, kebab, sono diventati piatti simbolo per i nostri giovani, quindi non ci stupiamo se nel prossimo futuro (ahinoi) si abituassero all’idea di mangiare insetti: un relativismo alimentare nel segno della globalizzazione.

Nel nostro Paese le principali barriere che si frappongono al consumo di insetti sembrano essere di natura psicologica e culturale. Purtroppo per loro, i produttori si devono confrontare con una cultura ed una varietà del cibo che hanno pochi rivali nel resto del mondo.

Senza contare che ci si oppone (giustamente) all’introduzione degli insetti nell’alimentazione umana in sede europea, in quanto si pensa che questa nuova legislazione sia un pretesto per disarticolare ulteriormente il settore agricolo, un comparto che deve affrontare sfide epocali (clima, burocrazia, insediamenti fotovoltaici, concorrenza sleale) senza che alcuno proponga soluzioni efficaci.

Ma al netto delle diverse posizioni, per quanto ci riguarda, storia e cultura alimentare millenaria ci impediscono di accantonare il provincialismo che alberga in noi, rimanendo saldamente ancorati al senso di disgusto che ci preclude un imparziale giudizio.

Vuoi mettere una pasta alla norma con un tristissimo snack di grillo?

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Un pensiero su “INSETTI NEL MENU: DAL “FARM TO FORK” AL “FEAR TO FORK” E’ UN ATTIMO

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Se le farine di insetto, innocue ed anzi proteiche, servissero a sfamare a costi minori le popolazioni più povere del mondo sarei felicissima che queste produzioni prendessero piede. Ovviamente tutelando la questione equilibrio ecologico delle biodiversità (su cui nutro qualche dubbio). E non disdegnerei affatto una pasta prodotta con farina di insetti, anzi. Tutto il resto sono arrampicate inutili che, com’è giusto che sia, trovano i loro spazi. Non appartengo a nessuna categoria, sono Cristina per qualsiasi possibilità di rendere più sostenibile ed umano il nostro atteggiamento. Dove per umano…e qui si potrebbe aprire un’enciclopedia.

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