di CRISTIANO GATTI – Dilaniati dal dubbio, macerati davanti al bivio, con i numeri sempre sotto al naso, indecisi su quale strada prendere: aprire o chiudere. Così ci siamo ridotti, ancora oggi, dopo un anno ormai di esperienze dirette sul campo, un master con full immersion che avrebbe anche potuto chiarirci qualche idea. Non si parla d’altro, ognuno è sicuro della sua soluzione, ma gira e rigira sono eterne chiacchiere.
Niente, si torna sempre alla casella uno, come nel gioco dell’oca quando i dadi girano male. Diamo retta a tutto e a tutti, proprio non ce la facciamo a concentrarci su una scelta precisa, su un’idea nostra. Con chi stare: con la Merkel, che ri-chiude spaventatissima, o con il presidente di Confindustria Macerata, questo Domenico Guzzini che clonando il Johnson prima versione dice al fondamentale convegno online “Made for Italy per la Moda”: “Bisogna ri-aprire, e pazienza se qualcuno morirà”.
Sempre lì siamo. Rispetto all’inizio, ci siamo liberati strada facendo dei Briatore e degli Zangrillo, non è male, ma l’amletica angoscia non si è dissolta: cosa fare, dove andare, come muoverci, aprire o chiudere?
L’ala oltranzista, diciamo merkeliana de noantri, trova nel governatore campano De Luca il leader indiscusso. Assieme ai naturali difetti, conferma la sua virtù più abbagliante: la ferma chiarezza, o la chiara fermezza. Nessuno potrà mai mandarlo a quel paese perchè non comprende la sua posizione: è dal primo minuto che parla di bazooka, lanciafiamme, mitra, esercito, nonchè abolizione prefettizia di Natale e Capodanno.
Molto vicino a De Luca, ma con toni decisamente più felpati, il ministro della salute Speranza. Non sarà un drago, non sarà un genio, ma ha il pregio di avere un’idea chiara e di difenderla con i denti, senza nebbie e sfumature: brava Merkel, dice schierandosi nettamente, bisogna tenere duro e riaprire solo quando i numeri saranno più edificanti.
Di là, i soliti noti, dietro al capobastone Salvini: ci vogliono negare il diritto al Natale, vogliono imprigionare gli italiani, vogliono soffocare gli affetti più cari, vogliono lasciar morire di solitudine i poveri nonni (meglio che muoiano di Covid, certo che sì). Rispetto all’inizio, una mascherina in più e qualche ottusità in meno, con la piena ammissione – sotto tortura, guardando i sondaggi di sgradimento – che comunque qualche misura vada presa, per esempio rigidamente vietato radunarsi al pranzo di Natale in numero superiore a 35.
E in mezzo, tra le due trincee, sua mediazione il premier Conte. Anch’egli, dopo tutto, ha una sola idea ben fissa in mente, ferma, netta, e da lì non lo schioda nessuno: salvare la capra e pure i cavoli, avere la moglie piena e la botte ubriaca, dare un colpo al cerchio e uno alla botte, in altre parole fare manbassa di tutte le gloriose tecniche di galleggiamento, decidendo sempre non in base a ciò che si ritenga davvero giusto, ma a ciò che risulti conveniente. Piacere a tutti, questo il centro di gravità. E fa niente se alla lunga si finisce inesorabilmente per non piacere a nessuno. Questo genere di politici – di umanità – proprio non ce la fa.
Né di qua, né di là, ma neanche in mezzo, praticamente introvabile e indefinibile, c’è poi il caso umano di Renzi: da statista qual è, davanti a questo devastante dilemma nazionale, aprire o chiudere, lui detta alle agenzie sempre la stessa soluzione: “O Conte viene in Parlamento, oppure a fine anno stacco la spina”.
C’è poco da girarci attorno: ancora una volta, nell’epicentro di questo fungo atomico, ci accomuna soltanto la sensazione d’essere in mano a gente con le idee ben confuse. Continuano a rincorrere, mai una volta – neppure stavolta – che provino ad anticipare. E’ la conferma che non c’è un’idea, una convinzione, o una visione, come piace dire a loro, senza capire cosa dicono. Questa è una specie di Italia abituata a celebrare grandi miti, uomini capaci di morire per la propria idea, ma da parte sua vive solo dicendo sì alle non idee di qualcun altro, tendenzialmente un capo. D’altra parte, gli stessi capi si muovono così anche nella politica stretta, propriamente detta: nessuno più insegue un suo progetto e un suo sogno di Italia migliore, si barcamenano tutti spannometricamente in base all’ultimo sondaggio della mattinata.
Aprire o non aprire, non è questo il dilemma. Il vero dilemma è fidarci o non fidarci. Davanti a una nomenklatura di fenomenali indecisi a tutto, sul Covid, almeno sul Covid, sarà meglio che ciascuno allestisca per Natale un suo protocollo personale. Per sé e per la propria famiglia. Tendente al rigido, con l’aria che tira.