IN CASA RAI LA BARBARIE STA NEL TACCHINO (CERTO, COME NO)

Certo non è facile tenere il piede in due scarpe, non è mai facile, ma siamo deboli e succede, a volte si vorrebbe una cosa e pure il suo contrario, ma tocca rassegnarsi.

Riccardo Laganà, membro del CDA della RAI, si indigna per un tacchino che viene presentato alla mensa della tivù di Stato, decorato con verdure e abbellimenti vari, e parla di «ritorno al medioevo» che «offende sempre più le persone». «Il dileggio di un corpo che voleva vivere. Nel 2023 occorre rispetto per gli animali, ambiente e le sensibilità di chi non mangia animali».

A voler usare beffarda ironia andrebbe subito fatto notare a Laganà che siamo ancora nel 2022, ma a parte questo, a proposito del piede in due scarpe io un po’ lo capisco. Lui è vegetariano, pare, anzi vegano, posizione quest’ultima a me francamente incomprensibile, ma al di là del posizionamento il tacchino steso lì a zampe all’aria muove una certa compassione. Solo un po’ però, perché il tacchino è buono e io sono onnivoro, come buona parte della popolazione del pianeta terra e non parlo solo degli uomini, parlo di uomini e animali. Quindi sì, mi spiace per il tacchino, ma questo non mi impedisce di mangiarlo senza affogare in un mare di sensi di colpa.

E nemmeno la farei troppo lunga sulla questione, perché vorrei piuttosto soffermarmi sull’idea di medioevo alla quale fa riferimento Laganà: al crepuscolo di questo schifoso anno 2022 riesce a far corrispondere il medioevo con la barbarie di un tacchino servito in tavola.

Evidentemente i bombardamenti e le fosse comuni in Ucraina per lui sono momenti di rimarchevole civiltà contemporanea, evidentemente per lui i giovani arrestati e ammazzati in Iran sono ordinaria routine per i tempi che corrono, ma i tacchini no. Per lui il medioevo sono i tacchini serviti in tavola.

Evidentemente no, caro Laganà: è vero, c’è una parte del mondo che è rimasta al medioevo e al medioevo più oscurantista, ma che ci creda o no, non sta sul tavolo della mensa della RAI, la quale semmai ha ben altre macchie e lacune, a proposito di oscurantismo.

Il medioevo sta sulle corde insanguinate che stringono il collo dei giovani in Iran, sta sulle zolle e sulle macerie altrettanto insanguinate che straziano i corpi inermi degli ucraini, sta nello sfacelo siriano, nelle dittature africane, tra le donne afghane, sta anche nelle mazzette qatariote e ancora di più in chi le intasca.

E se permette, sta anche nel fatto che un membro del CDA di un ente statale, quindi profumatamente pagato da tutti noi, non mostri il minimo senso della misura.

Con buona pace del tacchino, tanto simpatico quanto appetitoso.

Un pensiero su “IN CASA RAI LA BARBARIE STA NEL TACCHINO (CERTO, COME NO)

  1. cristina dongiovanni dice:

    Ho sentito proprio stamani che “riduzione” sarà una delle parole più gettonate del prossimo anno. Riduzione di tutto ciò che compromette l’ambiente, allevamenti intensivi e non compresi. Questa bellissima parola dovremmo imparare ad usarla anche in altri ambiti, primo tra tutti l’ipocrisia, la corsa modaiola al perbenismo chic di chi è sempre in cerca di effetti speciali. A proposito, potremmo proporre di oscurare tutte le trasmissioni Rai che parlano di cibo, di cucina, ricette succulente dove non manca mai almeno una fettina, che dite?

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