IN ARRIVO A MOSCA LA SANZIONE PIU’ FEROCE: IL REPORTER DIBBA

Mentre Mario Draghi torna dall’Ucraina senza gas, una notizia scuote le diplomazie europee: Alessandro Di Battista andrà in Russia. Lo ha annunciato personalmente su Facebook: “Ho iniziato a pianificare un viaggio nella Russia più profonda”. Da Murmansk a Vladivostock, dagli Urali alla Siberia non sanno cosa li aspetta, ma è presto per allarmare le popolazioni di quelle lande, potrebbe sempre cambiare idea. Però la minaccia è reale e Dibba ne spiega la genesi: ”Ai primi di aprile, dopo poco più di un mese dallo scoppio della guerra, ascoltando l’ottimo corrispondete della Rai, Marc Innaro, parlare a “CartaBianca”, ho pensato che fosse davvero interessante comprendere quel che i russi (in particolare coloro che vivono al di fuori delle grandi metropoli) pensano del conflitto, dell’Europa, delle sanzioni, di Putin, dell’avvicinamento alla Cina”.

Questa è ovviamente la versione ufficiale dietro la quale si nasconde quella vera. Nel suo giro non ne possono più delle lezioni di politica economica a voce alta all’ora di cena; i parenti stretti si lamentano perché parla sempre di quel Di Maio che fa la bella vita mentre lui, le auto blu, può solo vederle in Tv. Senza contare che quando prova le risposte ai vari Caracciolo, Severgnini e Floris davanti allo specchio anche i vicini battono con le nocche sui muri. Come diceva Totò “ogni limite ha una pazienza”, quindi le frontiere cinesi sull’Amu Darya sembrano la giusta soluzione, abbastanza lontane per togliersi di torno l’intellettuale alternativo. Colletta, biglietto, check-in. E che la campagna di Russia di Napoleone Dibba abbia inizio.

I parenti trascorreranno l’estate in pace e lui potrà convincersi di essere Tiziano Terzani in missione per conto del “Fatto Quotidiano”. «Scriverò reportage per “Il Fatto” e girerò un documentario per “TvLoft”. È ciò che amo fare e, oltretutto, credo sia utile conoscere quel che pensano dall’altra parte”. Interessante notare che la frase “è quello che amo fare” fu pronunciata l’ultima volta senza scoppiare a ridere dal protagonista svalvolato del film “Un sacco bello” di Carlo Verdone.

È tornato Di Battista, l’anima barricadera del grillismo, l’ex frontman del gruppo “vaffa“ che ancora per un anno ha la maggioranza in parlamento. Così rigoroso, rivoluzionario e alternativo a tutti da essere riuscito a governare con la destra, con la sinistra e con i banchieri di Bruxelles. Il Dibba in Russia ha qualcosa di macchiettistico, lo immaginiamo mentre si fa fotografare con le matrioske, con i treni a vapore sullo sfondo e in mezzo ai boschi di betulle, alla ricerca di Tolstoj. Potrebbe pure essere una scoperta, anche se temiamo la caricatura di Ryszard Kapuscinski e del suo immortale “Imperium”.

Dibba goes to Moskow fischiettando “Back in Ussr” dei Beatles. Che meraviglia. Non è la prima volta che l’anima irrequieta del movimento parte, a conferma che la famiglia utilizza la strategia per toglierselo di torno. Qualche anno fa percorse in motocicletta le polverose strade di Che Guevara. Poi sembrava che si fosse innamorato delle tartarughe del Madagascar. Poi ancora scomparve in campagna a scrivere un paio di libri (gli manca sempre l’imperdibile opera con prefazione di Walter Veltroni, ma arriverà). Non rinunciò a un Erasmus in Venezuela, dove scoprì il paradiso dell’eguaglianza a parità di miseria. E non si fece mancare neppure la stagione da stratega dell’economia, quando propose allo Stato di comprare automobili come monopattini e di affittarle stile car sharing a tutti gli italiani. L’eterno ragazzo se n’è andato tante volte, il problema è che è sempre tornato.

Di Battista è veramente una pellaccia. I nobili con l’hobby della pesca lo definirebbero un galleggiante, i vecchi democristiani un doroteo in jeans. Sembra un leader eterno ma è stato eletto una volta sola, nel 2013, a impatto zero.

Dicono che la base gli voglia bene come al tempo del vaffa «perché è l’unico ancora duro e puro». Ha trovato vie alternative a tutto, riuscendo a far finta di rimanere l’anima candida del grillismo in purezza. Essendo una persona generosa, ha deciso di interrompere il geniale (gabbare gli allocchi è da geni) impiego da “influencer politico” per andare a scoprire nei peggiori bar di Novosibirsk se i cosacchi stanno con Putin o con Biden. Auguri. A lui e ai cosacchi.

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