IMPERIZIA PSICHIATRICA

Sembra incredibile ma – nonostante i soggetti ai quali si riferisce – questo articolo parla di fatti di cronaca e non di storia. Di mezzo, infatti, c’è ancora lui: Silvio Berlusconi. In realtà, Berlusconi è un soggetto secondario perché qui il problema non è lui.

Il fatto è noto: il cosiddetto processo “Ruby Ter” (“Ter”, ovvero “Terzo”!) si trascina da mesi (come il 99 per cento dei processi nella giustizia italiana) anche perché il Cavaliere negli ultimi due anni è stato più spesso in clinica che a casa, per via di malanni che lo hanno fatto sparire quasi totalmente dalla scena pubblica. Ogni tanto rispunta per una foto, un messaggio video, un comunicato, un audio ai suoi fedelissimi, ma oggettivamente nulla a che vedere con l’iperattivismo di un tempo: a 84 anni, lo si può capire.

“Legittimo impedimento a partecipare alle udienze”, reclamavano i suoi avvocati: perciò, udienza spostata più in là. “Legittimo sospetto che Berlusconi faccia il finto malato per dilatare i tempi e mandare il processo in prescrizione”, reclamavano gli accusatori. Urge perizia per stabilire se sia in grado o meno di stare in aula, reclama la logica.

Fin qui, ordinaria mestizia giudiziaria di cui, francamente, a noi comuni mortali importa ben poco.

Ciò che non torna è la decisione del tribunale di Milano di ordinare sì la perizia medica, incaricando però sia un cardiologo che una psichiatra. Una psichiatra? “E’ nel suo interesse – ha precisato lesto il presidente del tribunale -, per accertare che sia effettivamente in grado di sostenere non una mera partecipazione fisica, ma anche l’insussistenza di un eventuale ostacolo alla effettiva articolazione di una linea difensiva”. Tradotto in italiano: gli danno dell’incapace di intendere e volere, ma nel suo interesse.

Il Berlusca, che sarà vecchio ma resta fumantino, li ha mandati a quel paese: “Continuate pure il processo senza di me. Rinuncio ai miei diritti di imputato, ma farmi psicanalizzare come se fossi matto, proprio no”.

Ora, se Berlusconi avesse preso in giro il tribunale spacciandosi per malato in vista delle udienze sarebbe stato grave. Non lo sapremo mai, e ognuno resterà della propria opinione. Peccato, perché ogni cittadino di questo Paese avrebbe avuto la possibilità di valutare democraticamente se consentire a chi si comporta così di avere ancora un ruolo di rappresentanza politica: semplicemente votando.

C’è però qualcosa di peggiore. Perché nessun cittadino può fare alcunché di fronte a un tribunale che crede di prendere in giro non tanto Berlusconi, ma tutti gli italiani raccontando la storiella della perizia psichiatrica “nell’interesse dell’imputato”. E questo è molto, molto più grave.

Se io scrivessi – non lo sto affermando, sia chiaro! – che bisognerebbe fare una perizia psichiatrica al presidente di quel tribunale, perché è legittimo sospettare che non sia del tutto lucido uno che ordina perizie psichiatriche come fossero noccioline a carico del leader di un partito politico, finirei in galera. E non potrei farci niente, se non passare per matto come accadeva in Unione Sovietica. Da un Berlusconi potrei difendermi: basterebbe democraticamente votargli contro. Non avrei invece alcuna difesa di fronte a un presidente di tribunale, o una procura che investe anni di lavoro e centinaia di migliaia di euro in tre processi per tre gradi di giudizio (totale 9) per stabilire se ad Arcore si svolgevano cene eleganti o si copulava: se sostenessi che mi sembra una follìa – e non lo sostengo, sia chiaro! – finirei nel tritacarne.

C’è una cosa, però, che continua a sfuggirmi: il motivo per il quale ci sono ancora persone (un pugno di magistrati, qualche maitre à penser progressista, onanisti delle manette) che credono di poter raggiungere il loro legittimo obiettivo di far scomparire Berlusconi utilizzando una simile parodia della giustizia. Non si rendono conto che è per questo motivo, e solo per questo motivo, se siamo ancora qui a parlare di un 84enne che come tutti gli 84enni – capiterà anche a noi, se ci arriveremo – ha finito da tempo di dare il meglio e il peggio di sé.

Se Berlusconi politicamente esiste, oggi, è perché esistono ancora certi antiberlusconiani in posizioni delicatissime come la magistratura, l’informazione, la cultura: e in virtù delle loro posizioni sono addirittura più pericolosi di lui. Perché si arrogano la pretesa di sostituirsi al popolo bue, di decidere loro se Berlusconi o chiunque altro possa o non possa far parte del consesso democratico. Peccato che in un Paese democratico questo potere spetti al popolo, che lo esercita attraverso il voto. Non attraverso perizie psichiatriche.

 

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