IL WEEK-END ADOLESCENTE, APPUNTAMENTO IN PIAZZA COL COLTELLO

Mi capita spesso di andare nelle scuole, medie e licei, e in qualche università. Negli anni ho scoperto che – mediamente – teenager e neo maggiorenni usano cellulari e social meglio di noi adulti e in particolare dei boomers. Giova ripetere: mediamente. Sono meno autoreferenziali, sono più comunicativi, sanno utilizzare meglio servizi e informazioni (comprese applicazioni e navigazioni).

Certo questi strumenti hanno appiattito l’interazione, il contatto, il convivio o semplicemente il ritrovo da ciarla, lo sappiamo, ma in generale il rapporto giovani-iPhone è più maturo dei maturi. Terza volta: mediamente. E aggiungo: solo per esperienza personale, per il dialogo che ho con loro.

So anche come un’altissima percentuale di giovani si stia allontanando da vino, alcolici e superalcolici e di conseguenza che il mercato low e no alcol stia crescendo notevolmente.

In cronaca però ci vanno gli imbriaghi del sabato sera che corrono, investono, ammazzano, si ammazzano. Non fanno notizia ragazzi e ragazzi che bevono centrifughe chiacchierando amabilmente, magari dandosi anche qualche bacio.

Nella jungla da tastiera, comunque, si aggirano purtroppo anche spietati pigmei che fanno eccezione (spero ardentemente) e utilizzano i social per appuntamenti criminali. Su e giù per l’Italia, fissano gli scontri grazie ad agende social, si incontrano e se le danno di santa ragione. Da Pordenone a Palermo, da Parma ad Ancona fino a Messina. Ad ogni week-end ormai sembra di assistere a un “Tutto il calcio (magari in faccia) minuto per minuto”, con incontri sparsi sul territorio nazionale, con tanto di risultati finali e classifiche di idiozia.

Restando all’ultimo: in Friuli fino in stazione e sui binari, nelle Marche in pieno centro, in Sicilia pugni e schiaffi tra una decina di scalmanati nel bel mezzo del traffico del capoluogo, mentre sullo Stretto le sirene della Polizia hanno disperso una trentina di scalmanati sotto i 14 anni, buona parte femmine. In Emilia maxi rissa in un parco, filmata con i cellulari con video ovviamente diventato virale e un tredicenne massacrato di botte.

Quali sono le micce che accendono la dinamite di queste baby gang, le quali hanno preso a organizzarsi via appuntamenti social? “Ci picchiamo alle 16 in piazza Tale, no a quell’ora abbiamo doposcuola, facciamo alle 17, ok alle 17”. Basta un commento sotto al post di un’adolescente, qualche screzio su Facebook o su Instagram, una presa in giro su TikTok e partono le orde di scotennati che finiscono in ospedale, al pronto soccorso, in carcere o (qualche volta) se la danno a gambe, pronti a tornare in pista alla prossima insofferenza.

Difficile il controllo, l’educazione, la comprensione. È da ben prima dei “Ragazzi della via Pal” (un consiglio spassionato a questi trogloditi: leggetelo) che ci interroghiamo sulla radice di questi fenomeni, a prescindere dai contesti sociali, dalle famiglie, dalle estrazioni. Più semplice capire i mini eserciti di Molnar e i piccoli, poveri delinquenti di “C’era una volta in America”. Dal bisogno di soldi all’incoscienza, dall’orgoglio effimero alla permalosità fino al bullismo spicciolo nelle scuole, l’universo dei minorenni continua a sfuggire al controllo degli adulti, siano essi genitori, parenti, maestri, professori o tutori, pur qualche volta seguendone i canoni.

Qualche anno fa vennero scoperte le abitudini sconsiderate di adolescenti nell’entroterra più o meno rurale degli Stati Uniti: nei giorni feriali, con la scusa dello studio, si trovavano a casa di questo o di quella per orge a base di alcol e droghe. La sera rientravano tutti nelle loro abitazioni, ingannando le famiglie che li credevano stravolti dai libri. Nei weekend ognuno stava a casa sua, da bravi ragazzi e ragazze. Un’allucinante farsa che forse non avrebbero concepito nemmeno Quantin Tarantino o Stanley Kubrik.
Quando per overdose morì la figlia di uno sceriffo, questa realtà fu scoperchiata a varie latitudini del mondo, compresa l’Italia. Non c’erano social né tanto meno sms: bastava il passaparola, come in via Pal.

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